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L'aula del Senato a Palazzo Madama. REUTERS/Alessandro Bianchi

Palazzi & Potere

Secondo il regolamento approvato dal governo Monti nel 2012 chi è alla prima legislatura ha diritto all’assegno solo se raggiunge il limite dei 4 anni, 6 mesi e 1 giorno. La data a cui tutti aspirano è il 15 settembre 2017. Secondo il Messaggero tra i parlamentari interessati ci sono 209 esponenti del Pd, oltre ai 154 eletti con il M5s. Il grillino Toninelli: “Abbiamo paura che si vada avanti fino al 2018 perché vogliono le pensioni d’oro”

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di F. Q. | 7 dicembre 2016
Dicono che non ci pensano e giurano che le preoccupazioni sono altre, ma il pensiero in testa ce l’hanno tutti o quasi: se si va al voto anticipato 608 parlamentari perdono la pensione. Tra questi, come ricostruisce il Messaggero, ci sono tutti gli M5s (e gli ex) e 209 esponenti del Pd. La preoccupazione per questi parlamentari è seria: stando al nuovo regolamento approvato dal governo Monti nel 2012 infatti, per chi è al primo mandato è necessario restare in carica almeno 4 anni, 6 mesi e un giorno per ottenere la pensione. La data limite è quindi quella del 15 settembre 2017 e nelle trattative del post crisi di governo potrebbe fare la differenza: se infatti Sergio Mattarella scioglie le Camere prima, addio assegno (da incassare dopo i 65 anni per gli eletti alla prima legislatura) e addio a tutti i contributi versati fino a questo momento. Sul tema è già iniziato lo scontro: “Vogliono tenersi la pensione”, ha attaccato il grillino Luigi Di Maio invocando il voto anticipato. “Basta ipocrisie. Si preoccupino loro che tornerebbero a essere disoccupati come prima del 2013”, ha replicato il dem Umberto D’Ottavio.
Come ha scritto Repubblica il 16 novembre scorso, il tema era di dominio pubblico nei corridoi del Parlamento già durante la campagna elettorale per il referendum. Secondo il quotidiano a Montecitorio sono 417 i deputati alla prima legislatura, mentre al Senato 191 su 315, per un totale di 608 su 945. Del gruppo fanno parte i 153 eletti con il Movimento 5 stelle (compresi quelli che poi sono usciti dal M5s) e 209 del Partito democratico. I grillini si sono smarcati dalle accuse chiedendo di andare subito alle urne. Diverso il discorso per i democratici: sono stati eletti quando il leader era Pierluigi Bersani e molti di loro sono diventati renziani in un secondo momento. Viste le nuove dinamiche, al momento poco prevedibili, dentro il partito è difficile avere garanzie per un second+o mandato e per tanti la preoccupazione è concreta. A esprimere il concetto era stato, sempre a Repubblica, il leghista Roberto Calderoli: “Io le sento le chiacchiere in buvette tra i colleghi”, aveva detto, “soprattutto i più giovani. E nessuno, dico nessuno ha voglia di lasciare la seggiola prima del 15 settembre 2017. Vuole che in nome della coerenza politica la gran parte di questi signori rinunci così facilmente alla pensione?”.
d accusare i colleghi di voler tenere la poltrona è stato il deputato M5s Danilo Toninelli, intervistato da “Voci del mattino” su Radio1 Rai: “Abbiamo paura”, ha detto, “che questo Parlamento vada avanti sino a fine legislatura, o magari arrivando ai 4 anni e mezzo e un giorno necessari per assicurarsi le pensioni d’oro, che vada avanti per fare una pessima legge elettorale, fatta apposta per svantaggiare gli unici avversari della partitocrazia, che siamo noi del Movimento 5 stelle”. Così anche il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio: “Parlamentari vogliono trascinarci in un altro governo di scopo perché prima di settembre 2017 non scatta pensione. #elezionisubito”, ha scritto su Twitter. Intervistato dal Messaggero ha respinto ogni accusa il dem Khalid Chaouki, deputato alla prima legislatura: “Il problema è politico e non abbiamo nessuna paura di tornare a casa”, ha detto. L’ex M5s Tommaso Currò, ora nel Pd, ha garantito: “Escludo che sarà questo ad allungare la vita dell’esecutivo”. Ma ha anche aggiunto: “Non sarei sincero se non ammettersi che tra noi parliamo anche di questo”.

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Ha replicato per i dem il deputato Umberto D’Ottavio: “Basta con i tentativi del M5s di far credere che i deputati del Pd vogliono arrivare ad ottobre per la pensione”, ha dichiarato. “Il Pd ha già detto che non ha paura del voto, tanto meno della pensione. Piuttosto si preoccupi di quei parlamentari 5 stelle che senza l’incarico di deputato o senatore tornerebbero ad essere disoccupati come prima del febbraio 2013 e che in questi giorni sono allarmati e che sperano che il Pd salvi loro la poltrona. I molti parlamentari del Pd alla prima legislatura sono professionisti o dipendenti in aspettativa che con tranquillità e onore potranno riprendere la loro attività e continuare a pagare, come tutti, i contributi per la pensione quando arriverà. Basta ipocrisie come quelle per l’Italicum”.
di F. Q. | 7 dicembre 2016

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