Presentato il Progetto Valentia per creare una grande città da 78.000 abitanti. Vantaggi economici e dubbi identitari tra i temi discussi
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Anche il territorio di Vibo Valentia guarda alla creazione di una “città unica” attraverso la fusione di 14 comuni, un progetto ambizioso che potrebbe trasformare l’area nel terzo comune più popoloso della Calabria. L’idea, conosciuta come “Progetto Valentia”, è stata al centro di un incontro organizzato dall’omonima associazione presso la biblioteca comunale, con la partecipazione di sindaci locali, esperti, e rappresentanti politici. Presenti il sindaco del capoluogo Enzo Romeo, i consiglieri regionali Michele Comito, Raffaele Mammoliti, Antonio Lo Schiavo e Francesco De Nisi.
Il progetto mira a unire i comuni di Vibo Valentia, Mileto, Pizzo e altri 11 comuni del Vibonese in un nuovo ente da 78.000 abitanti e una superficie complessiva di 326 chilometri quadrati. «Un’unione di questa portata porterebbe vantaggi economici, grazie a una maggiore capacità di attrarre fondi statali, e ridurrebbe i costi amministrativi migliorando i servizi essenziali per i cittadini», ha dichiarato Nicola Cortese, presidente dell’associazione promotrice. Tuttavia, questo modello di città aggregata solleva interrogativi sul mantenimento delle identità locali, una preoccupazione condivisa da diversi sindaci.
A discutere dei benefici e delle complessità della fusione anche i docenti dell’Unical Maria Nardo e Francesco Aiello. «Le fusioni hanno successo quando le comunità si sentono coinvolte e partecipi» ha osservato Aiello, sottolineando l’importanza di una gestione ponderata dei tempi e delle risorse, e ricordando che in Calabria, la mancanza delle province rende utile una riorganizzazione in grandi comuni per garantire una governance efficace. La professoressa Nardo ha invece analizzato il tema fiscale, spiegando che l’unione permetterebbe di ottenere incentivi finanziari statali, fino a 10 milioni di euro l’anno per 15 anni, ma che i debiti preesistenti non scomparirebbero, un tema che richiede massima trasparenza.
Tra le principali criticità sollevate vi è il timore della perdita di identità locale. «Il sindaco di un piccolo comune è un riferimento per i cittadini, una figura che rischia di disperdersi in una città più grande», ha osservato il sindaco di Pizzo, Sergio Pititto, invitando a una riflessione sui valori e le tradizioni dei singoli paesi. Dal canto suo, Enzo Romeo ha sottolineato che, nonostante le difficoltà, l’aggregazione potrebbe garantire migliori servizi. Nicola Cortese, presidente dell’associazione promotrice, conclude: «È una proposta ambiziosa, ma sempre perfezionabile. Un grande ente non dovrebbe cancellare le identità locali, ma rafforzarle in un quadro di maggiore coesione e sviluppo».