Ven. Ago 16th, 2024

Il provvedimento disposto dalla procura nei confronti di Antonio Pontoriero prima ancora dei risultati dello stub

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C’era il concreto rischio che tentasse di scappare, per questo la notte scorsa è stato fermato Antonio Pontoriero, il 42enne di San Calogero sospettato di aver ucciso il sindacalista maliano Soumalia Sacko, sabato pomeriggio colpito a morte da un colpo di fucile alla Fornace, ex fabbrica del Vibonese. Il pm Luca Ciro Lotoro si è presentato personalmente a casa di Pontoriero per eseguire il fermo, insieme ai carabinieri della Compagnia di Tropea, guidati dal maggiore Dario Solito, e della stazione di San Calogero. “Ulteriore attività investigativa ha reso necessario ed urgente eseguire il provvedimento” spiega il procuratore capo di Vibo Valentia, Bruno Giordano, che insieme al pm Lotoro ha coordinato le indagini. Traduzione, inquirenti e investigatori hanno capito che Pontoriero sarebbe potuto diventare un’ombra, per questo hanno fatto scattare le manette. Del resto, a carico del 42enne gli indizi sono tanti, chiari e pesantissimi.
In una terra in cui nessuno parla e chi sa tace, gli amici del sindacalista ucciso si sono presentati subito dai carabinieri cui hanno fornito una precisa descrizione fisica dell’assassino, dei vestiti che portava addosso al momento dell’omicidio, dell’auto che guidava, con tanto di parziale indicazione del numero di targa. E i carabinieri, grazie alla millimetrica conoscenza del territorio, non hanno avuto difficoltà a capire chi fosse. Per questo, poche ore dopo si sono presentati a casa di Antonio Pontoriero. Lì davanti c’era l’auto descritta dai testimoni, una Panda bianca vecchio modello, con targa Aw. In casa, nella lavatrice, pronti per essere lavati, la maglia nera e i pantaloni grigi descritti dai testimoni. Tutto quanto è stato sequestrato e adesso è in mano ai Ris di Messina che stanno passando auto e vestiti al setaccio per determinare l’eventuale presenza di polvere da sparo. Lo stesso esame cui è stato sottoposto anche Pontoriero.
Per i risultati bisognerà attendere almeno un giorno, ma nel frattempo ulteriori testimonianze e un monitoraggio attento del sospettato hanno convinto gli inquirenti ad ordinare il carcere per Pontoriero. Nel giro di 48 ore, toccherà al giudice convalidare o meno la misura, ma secondo fonti investigative è molto difficile che Pontoriero venga scarcerato. Anche perché il quadro a suo carico si potrebbe addirittura aggravare. E non solo in base ai risultati dello stub.
Dopo l’esame radiografico eseguito ieri sera, questa mattina è iniziata l’autopsia sul corpo di Soumayla, affidata al medico legale Katiuscia Bisogni, mentre il perito balistico Fernando Mancino è già al lavoro per ricostruire l’esatta traiettoria dei quattro colpi che, secondo i due testimoni, il killer ha sparato. A breve dunque, gli inquirenti potrebbero essere in grado di esporre al giudice non solo tutti gli elementi che hanno portato a identificare Pontoriero come l’assassino di Soumayla, ma anche la fotografia dinamica dell’omicidio. Un elemento che potrebbe rivelarsi fondamentale per provare che sabato pomeriggio il killer ha sparato con l’intenzione di uccidere.
la repubblica.it

I dettagli dell’omicidio di Soumaila Sacko

Il fermo di indiziato di delitto a carico di Antonio Pontoriero, 43enne commerciante di laterizi, è scattato sulla base di solidi e comprovati elementi di colpevolezza in relazione all’omicidio di Soumaila Sacko, 30enne del Mali, ucciso da un colpo di fucile a pallettoni la sera del 2 giugno all’ex fornace “La tranquilla” di San Calogero. I carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia, in particolare della Compagnia di Tropea e della Stazione di San Calogero, con il prezioso supporto dei colleghi del Gruppo di Gioia Tauro, della Tenenza di Rosarno e della Stazione di San Ferdinando, si sono messi fin da subito sulle tracce dell’uomo, considerato che lo stesso riteneva l’area in cui è avvenuto l’agguato mortale, confinante con una sua proprietà, “roba sua”, dove nessuno poteva accedere senza il suo consenso.

Il precedente

Un precedente, in particolare, conferma, secondo i carabinieri del Comando provinciale vibonese che questa mattina hanno illustrato in conferenza stampa i dettagli delle indagini, l’atteggiamento possessivo che l’uomo esercitava sull’area. Il 5 maggio scorso, ai carabinieri della locale Stazione veniva segnalato un prelievo di materiale, nello specifico lamiere, all’ex fornace. Intervenuti sul posto, i militari sorprendevano proprio Pontoriero, il quale non sapeva fornire motivazioni circa la sua presenza nell’area già sottoposta a sequestro giudiziario nel 2011 e dove per anni sono stati stoccati rifiuti tossici. Registrata la circostanza, nei confronti dell’uomo non veniva intrapreso alcun provvedimento.

 

Poi i fatti del 2 giugno. Quindi le testimonianze dei compagni di Sacko, con la descrizione dell’auto e delle fattezze fisiche dell’omicida; l’acquisizione delle immagini delle videocamere di sorveglianza della zona. Elementi che hanno reso immediato, per i carabinieri, il collegamento con Pontoriero, individuato come presunto responsabile dell’azione di fuoco. Immediato quindi il sequestro della Panda bianca in uso all’uomo e dei suoi indumenti. Oggetti sui quali il Ris di Messina ha effettuato accertamenti tecnici irripetibili nell’ambito delle indagini che proseguono al fine di ottenere un quadro completo sul caso e l’eventuale coinvolgimento di altre persone. Pontoriero, nipote dell’ex custode giudiziario della “fabbrica dei veleni”, avrebbe esploso quattro colpi di fucile all’indirizzo dei giovani migranti, giunti sul posto per recuperare le “sue” lamiere da utilizzare nella tendopoli di San Ferdinando, direttamente dal suo terreno, confinante con l’ex fornace che considerava territorio di sua proprietà. Dove nessuno, nella sua concezione distorta, aveva diritto ad accedere e ad attingere.

lacnews24.it

 

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