Sab. Nov 16th, 2024

Polemica per il gesto dell’aspirante sindaco Maria Limardo in occasione della tappa vibonese del nipote di Mussolini. Mirabello (Pd): «Vanta il suo pedigree fascista». Ferrara (M5S): «Non si può minimizzare». La replica: «Non è vero, ho solo salutato i presenti»

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Il candidato a sindaco del centrodestra a Vibo Valentia, Maria Limardo, ha fatto il saluto romano in due occasioni nel corso della presentazione della candidatura alle Europee di Caio Giulio Cesare Mussolini, nipote del duce.
Un gesto che il candidato sindaco ha poi definito «goliardico». Lo scrive “Il Quoridiano del Sud”. «È stato un gesto goliardico – ha detto il candidato sindaco al Quotidiano –, è nota la mia appartenenza alla destra sociale, la mia storia politica. Mia nonna è stata segretaria del Fascio», ha detto il candidato sindaco al Quotidiano a margine del meeting che si è svolto nella sede locale di Fdi. Ma la stessa Limardo ha poi smentito tutto: «Io non ho fatto nessun saluto romano. Smentisco categoricamente – ha dichiarato – la ricostruzione fatta, ho solo salutato i presenti come gli stessi possono testimoniare. Sono saldamente ancorata ai valori della democrazia – chiarisce –. Nei miei confronti attacchi strumentali, ai quali non intendo dare seguito».

MIRABELLO: «SQUARCIATO L’ULTIMO VELO D’IPOCRISIA» «Lo scambio di pubbliche effusioni e saluti romani fra la candidata a sindaco della destra vibonese Maria Limardo e Caio Giulio Cesare Mussolini squarcia l’ultimo velo d’ipocrisia sulle elezioni amministrative nella città di Vibo Valentia». È quanto dichiara il consigliere regionale del Pd Michele Mirabello, che alle elezioni sostiene l’avversario di Limardo, l’avvocato Stefano Luciano.
«Il grossolano tentativo di imbellettare, sotto le insegne del civismo, o sotto slogan triti e ritriti, come quello della “salute pubblica”, un’operazione clientelare prodotta della destra più estremista e radicale che tiene in ostaggio da 10 anni la città capoluogo, e che ha radunato intorno a sé anche i trasfughi del centrosinistra, è definitivamente fallito. Oggi – prosegue Mirabello – a chi ha dipinto e descritto la candidatura della Limardo come una novità politica per la città, lei stessa risponde vantando un pedigree fascista poco invidiabile, e rivendicando la storia della sua militanza nella estrema destra cittadina, nota a tutti, ma volontariamente rimossa da chi ha preferito affidarsi al potere, alle promesse di incarichi, ed ad un carrierismo sfrenato».
«La candidata a sindaco della destra, dunque, proprio alla vigilia della celebrazione della festa della liberazione, riesuma slogan e gesti condannati dalla storia alla presenza, ingombrante ed imbarazzante del “giovane” Mussolini. Certo, piuttosto che queste avventurose “goliardate” fasciste, dalla candidata Limardo ci saremmo aspettati, e ci aspettiamo ancora, che si occupi di spiegare ai cittadini vibonesi – conclude Mirabello – le ragioni dello sfascio in cui la sua parte politica ha ridotto la città, oltrechè un grande e concreto impegno, non limitato ad operazioni di facciata, sui temi della legalità e della pulizia delle liste, analogo a quello messo in campo da tutti gli altri candidato a Sindaco, a partire dal nostro Stefano Luciano».

FERRARA: «NON SI PUÒ MINIMIZZARE» Critiche a LImardo anche dall’eurodeputata del M5S Laura Ferrara: «Non si può minimizzare il gesto del saluto fascista della candidata a sindaco di Vibo Valentia al candidato alle Europee, nella circoscrizione Sud, di Fratelli d’Italia. Un gesto – sostiene Ferrara – che dà la misura di come certa politica sia legata in maniera nostalgica a ideologie totalitariste e antidemocratiche, tutto il contrario di ciò che dovrebbero rappresentare. Fa sorridere inoltre la critica al reddito di cittadinanza da parte del candidato del partito della Meloni. Vorrei ricordargli che nella sua stessa lista compaiono nomi e cognomi legati a patronati e caf, dai quali in queste settimane sono passati migliaia di cittadini proprio per richiedere il Reddito di cittadinanza, sarà un caso? La vecchia politica ricicla uomini, donne e cognomi promette un’Europa in cui l’Italia dovrebbe contare di più, ma finora nulla hanno fatto e avrebbero potuto, per cambiarla davvero questa Europa».