Negli ultimi anni nel nostro territorio, sia per l’importante lavoro di contrasto alla ‘ndrangheta e sia per la crisi economica che non ha dato mai tregua, vediamo sempre più aziende sottoposte a curatela giudiziaria.
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Amministratori nomitati da un giudice con il compito di custodire e amministrare beni e aziende sequestrate, che però a volte dimenticano che oltre ai beni e alle aziende ci sono anche persone e posti di lavoro da salvaguardare. Senza inutili generalizzazioni e riconoscendo figure di curatori sensibili e responsabili, dobbiamo però denunciare le enormi difficoltà che si incontrano quando il curatore invece è sordo alle problematiche dei lavoratori che da lui ormai dipendono.
Così si è costretti ad assistere a ritardi ingiustificati, a spettanze non pagate, incuria e scarsa attenzione nei confronti dell’anello più debole della catena da amministrare, e cioè i lavoratori.
Dipendenti obbligati ad aspettare mesi finanche per essere licenziati, nonostante non ci sia speranza di poter lavorare, perdendo così non solo lo stipendio ma anche la possibilità di accedere alla disoccupazione. O in attesa da anni di percepire una parte irrisoria del loro trattamento di fine rapporto, decurtato anche del 60% dopo un chiaro e sfrontato ricatto del “prendere o lasciare”.
Per non parlare del disinteresse rispetto a segnalazioni sulla possibilità di rilancio o di fitto di alcuni rami aziendali, al fine di poter conservare posti di lavoro, cui non si è data la minima attenzione.
Sembra quasi che la finalità non sia quella di amministrare le aziende ma di mantenere lo status quo, e quindi la curatela.
In un contesto territoriale come il nostro, dove pare poco plausibile in tempi brevi un calo del ricorso alle curatele giudiziarie, ci auguriamo un’inversione di tendenza e l’avvio di un’effettiva collaborazione con le organizzazioni sindacali, incentrata sulla trasparenza e sul rispetto delle regole, a garanzia dei diritti dei lavoratori. Dovrebbe essere questa una priorità anche per la Magistratura, cui dipendono i curatori, che rischierebbe di perdere di credibilità nei confronti di questi lavoratori che non si sentirebbero tutelati da essa, bensì traditi, E nella nostra città dobbiamo evitare qualsiasi occasione che possa generare il pensiero che la legalità sia un peso per i più deboli e non elemento di dignità e libertà.