Sab. Ago 10th, 2024

Nuovi particolari dell’inchiesta che ha portato alla sospensione di un medico e due infermieri del reparto di Oculistica

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«Dobbiamo fare la spesa», così in chat gli indagati comunicavano la necessità di approvvigionarsi di materiale ospedaliero, da usare per le necessità dello studio privato che gestivano. È quanto emerge dall’inchiesta di Guardia di Finanza e Nas che ha portato alla sospensione dal servizio del medico Marco Scicchitano e dei due infermieri Anna Rita Procopio e Riccardo Sperlì del reparto di Oculistica dell’ospedale Pugliese di Catanzaro. In un messaggio finito agli atti dell’inchiesta è riportato l’elenco del materiale che dall’ospedale doveva essere portato nello studio privato del medico: dai guanti, alle bende, ai cerotti alle siringhe, ai tamponi ai camici, alle cuffie, ai calzari, all’atropina, ai set cataratte.

In un’altra occasione Scicchitano girava all’infermiera dei messaggi scambiati da una terza persona in cui chiedeva che venisse portato nello studio un marcatore per asse: «Si te li porto io, tu procurati una penna dermografica» e il medico ribatteva che ve ne era una in ospedale e che avrebbe preso sterilmente un manico. La stessa infermiera poi chiedeva a Scicchitano di prelevare dal deposito della sala operatoria dell’ospedale Pugliese – Ciaccio di Catanzaro del materiale medico «aghi, cannula, tappi, asta per flebo». Il dottore aderiva alla richiesta, dicendo che aveva comprato tutto in «farmacia», ma chiedeva consiglio sulle modalità di allontanamento dall’ospedale per non destare sospetti: «Ma come faccio ad uscire dall’ospedale con un’asta e la flebo? Ho già comprato tutto dalla farmacia (ndr l’ospedale)» e l’infermiera indicava la porta accanto alla loro sala. Il gruppo sarebbe stato tanto spregiudicato da riportare i “ferri” della sala operatoria in ospedale per sterilizzarli e poi riportarli di nuovo nello studio del medico. Anche le strumentazioni monouso, da quanto emerge dalle intercettazioni, venivano riutilizzate.

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