Mar. Lug 16th, 2024

Analizzando i dati Istat, Save the Children è giunta alla conclusione amara che avere la fortuna o sfortuna di nascere in zone più o meno ricche della penisola italiana incide sull’aspettativa di vita dei bambini.

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Secondo lo studio condotto dall’organizzazione, emerge che il divario economico tra Nord e Sud si riflette anche nelle condizioni di vita e di povertà dei minori. I dati presi in considerazione tengono conto degli ultimi dieci anni e si concentrano su ragazzi di età compresa tra gli 0 e i 17 anni. Sul piano nazionale, in Italia quasi il 13% dei ragazzi abbandona gli studi prima di aver conseguito alcun titolo di studio (diploma o altra qualifica). La media europea è invece solamente del 10%. Inoltre, l’Italia è la prima nazione in Europa per numero di ragazzi – di età compresa tra i 15 ed i 29 anni – che non sono inseriti né in ambito lavorativo e né in ambito formativo-scolastico. Dunque hanno abbandonato la scuola, o l’hanno appena terminata, senza essere ancora stati in grado di inserirsi nel mondo del lavoro.

Ma se la situazione italiana è allarmante rispetto alle medie europee, altrettanto catastrofica sembrerebbe essere la situazione meridionale. Il numero di minori nel Sud d’Italia che versa in condizioni di povertà assoluta è quadruplicato dal 2008 al 2021. La Sicilia si aggiudica questo triste primato, dove il rischio povertà assoluta dei ragazzi sotto i 18 anni ha raggiunto il 38%. Segue la Campania con il 37,6% e la Calabria con il 33,2%. Ma se questa è la situazione nelle regioni simbolo del Sud, al Nord della penisola i dati raccontano tutta un’altra storia. Valle D’Aosta, Emilia-Romagna e Trentino Alto-Adige arrivano a stento a toccare il 9,8%.

Questi parametri, apparentemente di valenza economica e non di più, portano con sé delle conseguenze ben più critiche. E’ quello che ha tentato di dimostrare Save The Children, denunciando all’Italia intera una situazione insostenibile. Le aspettative di vita di un minore non possono e non devono dipendere, in uno stato ben equilibrato, dalla posizione geografica in cui si nasce e cresce. E soprattutto, un divario così consistente all’interno del medesimo paese è sintomo di una errata gestione locale oltre che nazionale. Si spera che la pubblicazione di questi dati faccia suonare un campanello d’allarme generale, che conduca a lavorare a delle soluzioni serie ed attuabili per ovviare alle problematiche che lacerano il Sud di questo paese e per costruire un futuro ai bambini che hanno la fortuna – e la sfortuna – di nascere qui.

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