Revocato il decreto di nomina del gennaio 2015: «Le strutture della comunicazione vanno riorganizzate». Storia di un paradosso burocratico che va avanti da vent’anni. E il Mef considera illegittimo
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Il decreto che revoca la nomina di Oldani Mesoraca a capo ufficio stampa della giunta regionale è l’argomento del giorno nella Cittadella di Germaneto. Perché arriva al termine di una lunga istruttoria burocratica ed esamina una serie di atti che hanno portato a quella scelta, il 27 gennaio del 2015. Il “terremoto” rade al suolo tutta la procedura seguita all’atto dell’insediamento della giunta Oliverio. L’iter prende il via il 31 dicembre 2014 con la manifestazione d’interesse «volta all’individuazione di figure professionali previste dagli atti e dalla normativa vigente per la costituzione dell’ufficio stampa». E prosegue attraverso il tentativo di individuare otto figure professionali – all’interno della compagine amministrativa della Regione – per la comunicazione. Tentativo fallito. Non che mancassero le candidature: qualcuno si era fatto avanti ma ogni potenziale trasferimento è stato “bocciato” dai dipartimenti di provenienza. C’era soltanto un nome spendibile, secondo gli uffici: quello di Mesoraca, «già in servizio presso l’Ufficio stampa della giunta regionale». Era lui il “capo”, dal lontano 1995, dopo una deliberazione del consiglio regionale.
Cosa è cambiato nel frattempo? La delibera si limita agli aspetti formali. E ricorda che la giunta guidata da Mario Oliverio ha approvato nel marzo 2016 «il nuovo modello di sistema integrato di informazione e comunicazione della giunta regionale all’interno del quale è prevista la costituzione del Comitato per la comunicazione e l’informazione e del Tavolo tecnico per la Comunicazione». Conseguenza di questa “rivoluzione” è «la necessita di riorganizzare le strutture preposte e le relative risorse umane assegnate». Questione funzionale, dunque. Ma non solo, ovviamente.
UNA VECCHIA STORIA Perché la storia di Oldani Mesoraca come capo dell’ufficio stampa ha radici lontane, che affondano in procedure non esattamente cristalline. Cominciamo con metodo (scientifico) e partiamo da quella che pare un’evidenza sperimentale: la nomina arriva a seguito della manifestazione d’interessi destinata al personale dipendente “di ruolo” in servizio nell’amministrazione regionale. Dunque Mesoraca è dipendente di ruolo della Regione. È proprio questo il punto: non lo si può dire con certezza. Mesoraca, infatti, non risulterebbe tra il personale di ruolo in servizio della giunta, né tra i dirigenti che ruotano nell’orbita di Palazzo Alemanni. Il mistero burocratico nasce circa un ventennio fa.
L’ASSUNZIONE «ILLEGITTIMA» Bisogna fare un salto indietro di 22 anni. Il 3 marzo del 1995 l’allora presidente della giunta regionale, Donato Veraldi, firma una nota nella quale riferisce che il consiglio regionale «ha deciso di conferire» a Mesoraca «l’incarico a tempo indeterminato, con decorrenza 1 aprile 1995, di vice capo dell’ufficio stampa e pubbliche relazioni della giunta regionale, equiparato a vice capo redattore ai fini dell’applicazione del contratto nazionale dei giornalisti». È u n provvedimento che finirà, nel 2014, nel mirino del ministero dell’Economia. Il dirigente dei servizi ispettivi del Mef, Gaetano Mosella, dedica un passaggio della sua relazione sulla Regione Calabria proprio a Mesoraca. A partire dal documento firmato da Veraldi: «Su questo specifico argomento appare palesemente illegittima tale assunzione, effettuata in violazione della norma fondamentale in tema di accesso al pubblico impiego prevista dall’articolo 97 della Costituzione». Che significa? Che Mesoraca, per ottenere quell’incarico a tempo indeterminato affidatogli con un semplice tratto di penna, avrebbe dovuto partecipare e vincere un concorso, come stabiliscono le norme di accesso alle postazioni pubbliche. Pare proprio che non sia andata così.
IL “RUOLO” MISTERIOSO Dunque, nel ’95 Mesoraca diventa vice capo dell’ufficio stampa. Ma il conferimento di quel ruolo, ribadisce Veraldi, è però «subordinato alla condizione che, alla stessa data dell’1 aprile 1995», il futuro giornalista della giunta «avrà sospeso il rapporto di pubblico impiego trattenuto con questa Regione». Ricapitolando: Mesoraca, quando scrive Veraldi, è già un dipendente della Regione, ma deve dimettersi per esercitare il nuovo incarico. Se ne deduce che, al di là delle modalità con cui vent’anni fa è stato “trasferito” negli uffici della giunta, Mesoraca sia a tutti gli effetti un dipendente di ruolo. Ed è proprio in virtù di questo presunto status che ha potuto iscriversi alla manifestazione d’interessi destinata ai dipendenti in servizio, in seguito alla quale Oliverio lo ha poi rinominato capo dell’ufficio stampa. Eppure il nome di Mesoraca non figurerebbe né tra il personale interno dello staff comunicativo della giunta – che “di ruolo” ha solo due dipendenti – né tra gli impiegati e i funzionari degli altri settori della Regione. Ma se Mesoraca non è “di ruolo”, come ha fatto allora a rispondere alla “chiamata” di Oliverio?
LA REVOCA Un paradosso burocratico – ma per il Mef è una vera e propria illegittimità – che si agita non proprio sullo sfondo della revoca del decreto che (ri)nomina Mesoraca a capo dell’ufficio stampa. La rivoluzione sarà pure dovuta a una nuova organizzazione interna. Ma dietro c’è molto altro.
(fonte l’altrocorriere)