Ven. Nov 8th, 2024

Il ceo della compagnia aerea aveva suggerito di eliminare l’imposta come incentivo alla permanenza dei visitatori

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Per gli operatori turistici del settore ricettivo la tassa di soggiorno è considerata un fattore di freno alla permanenza dei visitatori. Un problema che rguarda in modo particolare città caratterizzate da turismo mordi e fuggi come Reggio Calabria, dove bisognerebbe convincere la gente a non fare tappe fugaci e aumentare i pernottamenti. Invece anche per il 2024 l’imposta è stata mantenuta e confermata nelle tariffe finora vigenti (da 1,50 a 4 euro) con la delibera di giunta comunale n. 18 approvata lo scorso 19 febbraio. 

Poco più di una settimana fa, un appello in senso opposto era giunto da Eddie Wilson, ceo di Ryanair, nel presentare ufficialmente in città la base aperta nell’aeroporto Tito Minniti. Citando l’esempio della Regione Friuli Venezia Giulia (altro territorio nel quale la compagnia ha investito con un nuovo hub), che ha abolito la tassa, Wilson aveva auspicato che anche in Calabria avvenisse lo stesso – registrando l’impegno del governatore Occhiuto a praticare questa strada.

La tassa a Reggio è in vigore dal 2016, ecco le tariffe confermate

Nel frattempo, però, a Reggio interessa rispondere qui e ora alla prospettiva dell’aumento di visite che si realizzerà con i voli Ryanair. Chi ha seguito le vicende della compagnia irlandese sa che la scelta di raddoppiare la presenza a Trieste è stata successiva all’eliminazione della tassa di soggiorno in quella regione. Ma questo passaggio sfugge al Comune reggino, che non ha accolto il suggerimento di Wilson confermando l’imposta. Non solo: anche se si tratta di un mantenimento delle tariffe già applicate, in realtà da maggio 2016 (data di debutto della tassa nel territorio comunale) nel tempo l’importo è stato aumentato, tanto che nei portali specializzati – quelli che il turista consulta per avere tutte le informazioni pratiche sulla località dove intende fermarsi – continua ad essere indicato un range da 1 a 2,50 euro, quello stabilito dalla previsto dalla deliberazione di giunta n. 2 dell’8 gennaio 2016. 

L’imposta a carico dei non residenti che alloggiano nelle strutture ricettive ubicate nel Comune di Reggio Calabria è stata istituita con il regolamento approvato dal consiglio comunale il 3 settembre 2015, nel quale si dispone anche che per gli anni successivi all’istituzione dell’imposta le tariffe siano stabilite dalla giunta con apposita deliberazione (in mancanza della quale s’intendono comunque confermati gli importi in corso). E negli anni qualche variazione al rialzo effettivamente c’è stata. Nell’atto approvato all’unanimità nel 2024, di conferma, si elencano infatti queste cifre per le diverse tipologie di strutture: si va dal minimo di 1 euro per alberghi fino a 2 stelle e poi si sale con 1,50 euro (residenze turistico – alberghiere; aziende agrituristiche), 2 euro (alberghi a 3 stelle), 2,50 euro (alberghi a 4 stelle) e 4 euro (alberghi a 5 stelle). 

La premessa è che la normativa nazionale (decreto legislativo n. 23 del 14 marzo 2011) fissa l’imposta fino a un massimo di 5 euro, con la deroga recentemente introdotta per le città d’arte con significativa pressione turistica, che potrebbero arrivare a 10 euro. Parliamo di situazioni come quelle di Roma, Firenze e Venezia, mentre nel resto d’Italia – compresi centri che hanno un’attrattività oggettivamente maggiore rispetto a Reggio – si tenta di contenere la cifra per non scoraggiare i visitatori. Per fare qualche esempio, nel Salento, Otranto (che può istituire la tassa essendo località turistica della Regione Puglia) prevede una tariffa fino a 2 euro ma si paga soltanto nel periodo dal 1 aprile al 30 settembre e dà diritto a una card che offre la gratuità di alcuni servizi pubblici e sconti praticati da commercianti della città. 

Aloisio (Confesercenti): “Toglierla o ridurla sarebbe segnale per gli scenari con l’arrivo di Ryanair”

Abbiamo chiesto un commento a Claudio Aloisio, presidente provinciale di Confesercenti, che sull’argomento ci dice: “Reggio Calabria dovrebbe fare di tutto per agevolare il turismo e anche intervenire sulla tassa di soggiorno può essere utile. Certo, non sono i 2 euro a fare la differenza anche se nei casi di famiglie con figli maggiori di 14 anni, incrociando il pagamento a persona con il numero di notti, rappresenta una vera e propria spesa in più. Ma credo – continua – che pensando agli scenari che si aprono con Ryanair sarebbe stato opportuno ridurre la tassa, se non toglierla. Si tratterebbe di un segnale non tanto come misura economica ma per la percezione dei turisti e di chi come Ryanair investe sul territorio, un modo per far capire che Reggio si sente città turistica e agisce come tale per sostenere il turismo”. 

Per Aloisio potrebbe funzionare anche una sospensione strategica della tassa per un biennio, finalizzata a creare un ambiente favorevole alla fase di start up della compagnia aerea.

C’è anche da riflettere poi su quanto – per numero e classificazione delle strutture (non ne risultano certificate a 5 stelle) – effettivamente il Comune incassi sotto questa voce. Nel regolamento comunale che ha istituito l’imposta di soggiorno si ricorda che il relativo gettito riscosso dagli enti dovrà finanziare interventi in materia di turismo, manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali ed ambientali locali, nonché dei servizi pubblici locali. In proposito Claudio Aloisio sottolinea: “Mi domando a quanto ammontino le somme riscosse e in che modo siano utilizzate. Non mettiamo in dubbio che l’ente le destini agli interventi citati, ma vorremmo saperne di più poiché non si nota nessun miglioramento di servizi o manuntenzione. Se però diciamo che l’importo è minimo e dunque serve a fare poco – conclude – sarebbe meglio eliminare completamente questa tassa”.