Sab. Nov 16th, 2024
Trapianto polmone Il Dott. Michele Colledan (c) con una parte dell'equipe di Chirurgia III, centro trapianti fegato / polmoni, dell'Ospedali Riuniti di Bergamo, che ha eseguito, primo in Italia un trapianto di polmone con tecnica split Matteo Bazzi Ansa

Nel 2018 in Calabria sono stati diagnosticati 10.350 nuovi casi di tumore, 5.850 per gli uomini e 4.500 per le donne, 100 in meno rispetto al 2017. Per la prima volta, dunque, nella regione si é registrato un calo delle nuove diagnosi tumorali. Un dato che, però, riguarda solo le donne, per le quali c’è stata una flessione nelle diagnosi di 300 tumori, mentre per gli uomini il dato non è altrettanto positivo, visto che le diagnosi tumorali sono aumentate di 200. I dati sull’incidenza in Calabria delle patologie tumorali sono contenuti nel volume “I numeri del cancro in Italia 2018”, realizzato dall’Associazione italiana di Oncologia medica, dall’Associazione italiana Registri tumori, da Fondazione Aiom e Passi e che è stato presentato a Catanzaro nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta nella sede dell’Azienda ospedaliero-universitaria “Mater Domini”. Il tumore più frequente in Calabria è quello del colon-retto, con 1.550 nuovi casi nel 2018. Seguono il cancro della mammella, con 1.250 casi, e della prostata, con 1.050. “Quello che incide molto nella diagnosi di un tumore – ha spiegato Vito Barbieri, coordinatore dell’Aiom Calabria – sono la prevenzione e lo stile di vita di una persona. Se pensiamo che il cancro più diffuso è quello del colon-retto, è comprensibile che questo può dipendere dalla nostra alimentazione. C’è poi il discorso degli screening, che nei pazienti di sesso maschile non sono molto frequenti come per le donne. Oltre il 40% delle diagnosi, più di 4.100 ogni anno in Calabria, sarebbe evitabile seguendo uno stile di vita sano”. I calabresi però, secondo l’analisi del volume, sembrano ignorare gli stili di vita sani. Il 46,1% è sedentario, il 33,6% è in sovrappeso e il 13% obeso, percentuali superiori rispetto alla media nazionale. È invece inferiore il tasso dei fumatori, pari al 23,7% (26% in Italia). In Calabria più di di 80 mila cittadini vivono dopo la scoperta della malattia, un dato che, secondo gli esperti, è in costante aumento. La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi raggiunge il 63% fra le donne e il 54% fra gli uomini, percentuali in linea con la media nazionale. I dati contenuti nel registro provengono tutti dal monitoraggio territoriale. “Un dato significativo – ha sottolineato Antonella Sutera Sardo, Responsabile Servizio Epidemiologia dell’Asp di Catanzaro – riguarda l’incidenza delle neoplasie fra le donne in Calabria, che è la più bassa d’Italia. Lo screening per il cancro del colon-retto è stato attivato in quattro Asp calabresi, in tempi diversi, a partire dal 2008. Nella regione, l’adesione ai programmi di screening organizzati è ancora scarsa, per questo dovrebbe essere sbloccata quanto prima la loro unificazione”. In Calabria, solo il 34,6% delle donne ha effettuato la mammografia per la diagnosi precoce del tumore del seno. Il 31% ha eseguito il Pap test per la diagnosi iniziale del tumore del collo dell’utero (il 29% ha effettuato il test HPV) e solo il 24% dei calabresi si è sottoposto al test per la ricerca del sangue occulto nelle feci per individuare in fase precoce il cancro del colon retto. L’incremento della mortalità può essere ricondotto anche alla scarsa adesione a questi esami: nella regione, nel 2015 ( ultimo anno disponibile per fonti Istat), sono stati 4.487 i decessi attribuibili a tumori maligni (2.655 uomini e 1.832 donne), 62 in più rispetto al 2014. La neoplasia che ha fatto registrare il maggior numero di decessi è quella del polmone (751), seguita da colon-retto (557), stomaco (304), mammella (294) e prostata (245). “Dobbiamo lavorare – ha affermato Antonio Belcastro, direttore generale del dipartimento Tutela della salute della Regione Calabria – per sensibilizzare i cittadini sull’importanza della prevenzione, tenendo in considerazione che quando si tratta di prevenzione i fondi che vengono destinati alla prevenzione sono solo il 5%. I nostri oncologi possono fare tutto quello che si fa in altri centri, ma questo non è possibile se si arriva alla scoperta del cancro quando é in una fase avanzata. La sanità nella nostra regione sta vivendo una fase di profonda ristrutturazione. Fra i punti chiave, la realizzazione di un’unica Azienda sanitaria nella città di Catanzaro e l’avvio effettivo della rete oncologica regionale, che permetterà di porre un freno anche al grave problema delle migrazioni sanitarie. Non possiamo cancellarla, perché ognuno è libero di scegliere dove curarsi, ma certamente dobbiamo ridurre la spesa della migrazione”.

Continua....


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