Tesissima riunione a Pizzo nella notte tra giovedì e venerdì. L’appello degli oliveriani al codice etico del Pd non passa. L’imprenditore opta per la linea dura. E alla presentazione delle liste mancano solo 24 ore. Lo sfogo dell’ex sindaco di Castrolibero sui social: «La verità è che sono scomodo»
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«Trovatevi pure un altro candidato». Con il passare delle ore, se possibile, le condizioni poste da Pippo Callipo per le candidature si sono addirittura irrigidite. Dopo due incontri (il primo tra il Pd “ufficiale” e gli oliveriani, il secondo tra Nicola Oddati e Stefano Graziano e la coalizione che sostiene Callipo) e diversi nomi finiti sul tavolo, il rischio che tutto salti per aria è ancora vivo. E mancano 24 ore al deposito degli schieramenti alla Corte d’Appello di Catanzaro. Davanti allo scontro sui nomi, il numero delle liste è diventato quasi un argomento accessorio. Saranno cinque, forse sei, ma in realtà il pensiero collettivo è dedicato a sciogliere altri nodi.
Lo avevamo anticipato ieri: la fermezza di Callipo davanti alle opzioni offerte dai sostenitori di Mario Oliverio. Le posizioni, al momento, sono inconciliabili, almeno su alcune proposte. La stella polare degli ex “ribelli” è il codice etico del Partito democratico. Callipo, però, puntualizza: non è il candidato del Pd, dunque del codice etico gli importa fino a un certo punto. Da questa considerazione al veto sui nomi il passo è brevissimo. E allora: il primo degli indesiderati è Orlandino Greco. Candidabile secondo il codice etico, compromesso – per via della richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Dda di Catanzaro – secondo i paletti imposti dall’imprenditore del tonno. Che la questione sia caldissima lo scrive lo stesso Greco sui propri canali social. «Io che non sono neanche stato rinviato a giudizio, perché dovrei pagare? C’è un giudice che deve ancora esprimersi sulla richiesta di rinvio e che potrebbe anche pronunciarsi rigettandola – spiega l’ex sindaco di Castrolibero – così come è stata rigettata la richiesta di misura cautelare più volte da parte del Gip, del Tribunale del Riesame e anche dalla Cassazione che ha dichiarato inammissibile l’azione della procura». La verità, secondo l’ex candidato della lista Oliverio presidente, «è che sono scomodo così come è scomodo il movimento che mi onoro di rappresentare. Siamo una forza inarrestabile che cresce sempre di più e mette radici in ogni territorio. Amici, hanno paura di noi e se questo da un lato mi gratifica dall’altro mi impone delle responsabilità». Il consigliere regionale uscente sottolinea che si sente «l’unico politico calabrese a non meritare la candidatura perché macchiato di terribili colpe. L’unico».
In realtà, stando all’esito della “sanguinosa” riunione della scorsa notte nel quartier generale di Pizzo, non è l’unico nome cerchiato in rosso su più di un taccuino.
Il «trovatevi un altro candidato» scandito da Callipo riguarda anche altre eventualità. Quella di candidare Francesco D’Agostino, per esempio. D’Agostino, titolare della “Stocco&Stocco”, era tra gli indagati dell’operazione “Alchemia” della Dda di Reggio Calabria. Per lui è arrivata un’assoluzione diventata definitiva nello scorso mese di maggio, quando la Procura ha rinunciato all’opzione di presentare appello. Altro veto posto da Callipo: quello per la candidatura, segnalata tra le possibili sempre dal fronte oliveriano, di Antonino De Gaetano, coinvolto in Rimborsopoli, per il quale – dopo una serie di approfondimenti investigativi – la Dda di Reggio Calabria ha chiesto, ma senza ottenerlo, l’arresto nel 2015.
Non sarebbe particolarmente gradita neppure la candidatura di Flora Sculco, ma da più parti si segnala che il veto sulla consigliera regionale di Calabria in Rete non è granitico come gli altri posti dall’imprenditore.
Discorso a parte per Bruno Censore: Callipo non vuole saperne di vederlo tra i “suoi” candidati. È probabile che il passaggio del suo manifesto sulla composizione delle liste riservato ai professionisti della politica fosse indirizzato proprio all’ex consigliere regionale. Un “giro” completo in consiglio regionale, una seconda esperienza di tre anni prima di arrivare alla Camera sospinto dai consensi del centrosinistra a Callipo sembrano abbastanza per dire “no” a uno degli storici serbatoi di consenso nel Vibonese. In questo caso, come per gli altri, la palla passa al Pd nazionale. «Prendetevi la responsabilità di dire sì a queste candidature – avrebbe detto Callipo ai suoi interlocutori –. Io ero sceso in campo da solo e sono pronto a tornare da dove ero venuto». L’appello degli oliveriani al codice etico pd, insomma, è stato respinto. Ammesso che ce ne sia il tempo, si dovrà cercare un altro compromesso.