Mar. Lug 16th, 2024

Ok da Stato-Regioni, ogni anno 6mila pazienti in attesa

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di Raffaella Silvestro

       

Con l’ accordo appena sancito dalla

Conferenza Stato-Regioni parte ufficialmente una nuova strategia

per aumentare i trapianti di rene da vivente, una procedura che

può dare una speranza in più agli oltre 6mila pazienti

nefropatici. L’iniziativa, spiega un comunicato del Centro

Nazionale Trapianti, prevede una serie di misure che le Regioni

dovranno adottare, come l’istituzione degli ambulatori di

pre-dialisi con medici, infermieri e psicologi specificamente

formati.

Obiettivo del progetto realizzato dal Cnt, spiega la nota, è

quello di rendere attuabile su tutto il territorio nazionale

l’opzione terapeutica del trapianto di rene da vivente.

“Nonostante una crescita significativa negli ultimi anni, in

Italia il ricorso al trapianto di rene da vivente è ancora

troppo modesto, circa il 15% del totale, mentre nei Paesi

nordeuropei e negli Stati Uniti si colloca tra il 30 e il 50%”,

spiega il direttore del Cnt Massimo Cardillo. “Allo stesso

tempo, nel nostro Paese ogni anno iniziano il trattamento

dialitico circa 10.000 nuovi pazienti, dei quali almeno uno su

tre è candidabile al trapianto di rene: occorrerebbe eseguire

almeno 2.500-3.000 trapianti di rene l’anno, mentre quelli che

attualmente realizziamo grazie ai donatori deceduti sono poco

più di 2.000. Questo non consente né il soddisfacimento della

domanda emergente né, tanto meno, lo smaltimento della lista di

attesa”.

La nuova strategia, che le Regioni e le Province autonome

dovranno recepire e attuare nel breve periodo, prevede che le

Regioni individuino meccanismi di valorizzazione per i centri

nefrologici e le dialisi che iscriveranno quote significative di

pazienti alle liste d’attesa, mentre l’esperienza specifica

nella valutazione dei candidati al trapianto da vivente e nel

follow up dei trapiantati sarà richiesta come requisito ai

futuri primari delle nefrologie degli ospedali sede di centri

trapianto di rene. Inoltre, le indagini diagnostiche necessarie

alla valutazione di idoneità alla donazione e al trapianto, oggi

troppo lente, dovranno godere di corsie preferenziali.

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