Ok da Stato-Regioni, ogni anno 6mila pazienti in attesa
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di Raffaella Silvestro
Con l’ accordo appena sancito dalla
Conferenza Stato-Regioni parte ufficialmente una nuova strategia
per aumentare i trapianti di rene da vivente, una procedura che
può dare una speranza in più agli oltre 6mila pazienti
nefropatici. L’iniziativa, spiega un comunicato del Centro
Nazionale Trapianti, prevede una serie di misure che le Regioni
dovranno adottare, come l’istituzione degli ambulatori di
pre-dialisi con medici, infermieri e psicologi specificamente
formati.
Obiettivo del progetto realizzato dal Cnt, spiega la nota, è
quello di rendere attuabile su tutto il territorio nazionale
l’opzione terapeutica del trapianto di rene da vivente.
“Nonostante una crescita significativa negli ultimi anni, in
Italia il ricorso al trapianto di rene da vivente è ancora
troppo modesto, circa il 15% del totale, mentre nei Paesi
nordeuropei e negli Stati Uniti si colloca tra il 30 e il 50%”,
spiega il direttore del Cnt Massimo Cardillo. “Allo stesso
tempo, nel nostro Paese ogni anno iniziano il trattamento
dialitico circa 10.000 nuovi pazienti, dei quali almeno uno su
tre è candidabile al trapianto di rene: occorrerebbe eseguire
almeno 2.500-3.000 trapianti di rene l’anno, mentre quelli che
attualmente realizziamo grazie ai donatori deceduti sono poco
più di 2.000. Questo non consente né il soddisfacimento della
domanda emergente né, tanto meno, lo smaltimento della lista di
attesa”.
La nuova strategia, che le Regioni e le Province autonome
dovranno recepire e attuare nel breve periodo, prevede che le
Regioni individuino meccanismi di valorizzazione per i centri
nefrologici e le dialisi che iscriveranno quote significative di
pazienti alle liste d’attesa, mentre l’esperienza specifica
nella valutazione dei candidati al trapianto da vivente e nel
follow up dei trapiantati sarà richiesta come requisito ai
futuri primari delle nefrologie degli ospedali sede di centri
trapianto di rene. Inoltre, le indagini diagnostiche necessarie
alla valutazione di idoneità alla donazione e al trapianto, oggi
troppo lente, dovranno godere di corsie preferenziali.