Mer. Lug 17th, 2024

“Ricchi di povertà”, un ossimoro che incuriosisce molto. Perché questo titolo? “In seguito all’incidente mi sono ritrovata in uno stato di povertà fisica e psichica. Tanta solitudine, tanto silenzio, tanto abbandono. Lunghissimi anni in ospedale, in camere sterili, distaccata dal mondo intero. Mi sono dovuta arricchire di tutto questo che, però, con la stessa intensità mi ha dato la spinta per combattere e uscirne fuori con caparbietà. Ed è proprio l’invito eloquente del suo libro: riprendere in mano la propria vita con coraggio e determinazione. “Mi auguro che possa aiutare a divulgare questo messaggio. Il libro ho iniziato a scriverlo tanto tempo fa, quando stavo ancora in ospedale, inizialmente con lo scopo di farmi compagnia e sfogare tutto il mio dolore. Col passare del tempo è nata l’idea di correggere e rileggere il testo, poi grazie all’input della dottoressa Manzini ho deciso di pubblicarlo. Ho trovato forza in me stessa, aiutata però da familiari, amici e colleghi. La mia esperienza può fungere da aiuto per chi si trova in condizioni disperate e il messaggio è che non ci si può mai arrendere. Bisogna avere la forza di reagire, di non farsi sopraffare dal destino, di resistere. E la speranza non può mancare”. Sono gli stessi propositi che animano Fervicredo, associazione in cui Lei è impegnata con il ruolo di consigliere nazionale. “L’associazione ha come obiettivo principale quello della tutela, dell’assistenza e di mantenere vivo il ricordo dei feriti e vittime della criminalità e del dovere. Siamo al fianco di numerose famiglie alle quali forniamo assistenza e una guida sicura nel labirinto burocratico di norme che rischia di non veder loro riconosciute le legittime aspettative di tutela. Promuoviamo confronti, riflessioni e dibattiti sul delicato tema delle vittime ma anche su quello della sicurezza. Anche in questo versante non ci si può mai arrendere”. Il titolo “Ricchi di povertà” può sembrare un ossimoro intrigante, ma dietro di esso si cela una storia di resilienza straordinaria. Dopo un incidente che ha sconvolto la sua vita, l’autore si è ritrovato in uno stato di povertà fisica e psicologica. Un lungo periodo di solitudine, silenzio e abbandono trascorso in ospedali, lontano dal mondo esterno, ha costellato la sua esistenza. Tuttavia, anziché soccombere a questa dura realtà, ha trovato la forza di arricchirsi di quest’esperienza, utilizzandola come motivazione per combattere con tenacia. Il libro, nato come un modo per sfogare il dolore e far compagnia a se stesso durante il ricovero, è diventato un messaggio eloquente di incoraggiamento a riprendere il controllo della propria vita con coraggio e determinazione. L’autore esprime il desiderio che la sua storia possa essere di ispirazione per chi si trova in situazioni disperate, sottolineando l’importanza di resistere, reagire e non arrendersi mai. L’influenza positiva della dottoressa Manzini ha contribuito a trasformare il manoscritto in un libro pubblicato. L’autore sottolinea la forza interiore che ha trovato, supportata da familiari, amici e colleghi. L’esperienza condivisa attraverso il libro diventa un faro di speranza per coloro che affrontano momenti difficili. Gli stessi principi di resilienza e impegno guidano l’autore nel ruolo di consigliere nazionale presso Fervicredo, un’associazione dedicata alla tutela e all’assistenza delle vittime della criminalità e del dovere. L’associazione si impegna a mantenere vivo il ricordo delle vittime, offrendo sostegno alle famiglie e navigando il complicato labirinto burocratico per garantire il riconoscimento delle legittime aspettative di tutela. L’autore afferma che anche nel contesto della sicurezza, non ci si può mai arrendere, promuovendo confronti, riflessioni e dibattiti su questi temi cruciali.

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