Questa mattina ho rinnovato la richiesta di un’azione urgente da parte del Presidente Spirli, dell’Assessore Orsomarso e del Direttore Generale Cosentino, in relazione alla vicenda delle Terme Luigiane, dopo che è stata resa nota la pretesa economica delle amministrazioni comunali. A mio avviso, si tratta di una pretesa che impone una precisa valutazione da parte della Regione.
I fatti sono che i sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese hanno determinato il valore annuale di un milione di euro per concedere al soggetto privato, l’impiego di 40 litri di acqua al secondo.
Rapportando la valutazione fatta dai comuni, sulla quantità di 40 l/s, alla quantità di 100 l/s di erogazione totale della sorgente termale, ne deriva che il valore della sorgente termale sarebbe di due milioni e mezzo di euro all’anno.
A fronte di tale valutazione, la Regione Calabria, proprietaria delle Terme Luigiane, riceve dai comuni la misera somma di ca. 20.000 euro all’anno. La sproporzione dei valori è assolutamente ingiustificabile!
A questo punto la Regione Calabria deve scegliere tra due letture possibili della situazione.
La prima è ammettere che hanno ragione i sindaci nel determinare il valore delle Terme Luigiane ed allora occorre prendersi la responsabilità di dichiarare che la Regione Calabria non sa valutare e gestire il proprio patrimonio. Conseguentemente, il Presidente Spirlì dovrebbe attivarsi, quanto meno, per la revisione del canone di concessione nei confronti dei comuni, oltre che trasmettere immediatamente tutto il fascicolo alla Corte dei Conti, alla Procura della Repubblica, ed ai revisori contabili della Regione per gli adempimenti spettanti a ciascuno. Non è ammissibile che la Regione Calabria abbia dato in concessione, per poco più di ventimila euro all’anno, un bene che ne vale due milioni e mezzo all’anno. Si tratterebbe di consentire ai comuni di effettuare un “ricarico” di oltre il 12.000%, rispetto a quanto pagano alla Regione.
La seconda alternativa possibile è considerare palesemente e smodatamente errata la stima effettuata dai sindaci, a testimonianza di un approccio ostruzionistico e vessatorio. In questa seconda alternativa, appare evidente che l’azione delle amministrazioni comunali confermerebbe la necessità di procedere alla revoca della concessione per manifesta violazione delle finalità per le quali era stata concessa, ovvero il “preminente interesse pubblico”.
A questo punto ilPresidente, l’Assessore al ramo edil Direttore generale del Dipartimento, devono fare chiarezza su come valutano i comportamenti assunti dalle amministrazioni comunali. Non possono più perdere tempo, ma devono prendersi la responsabilità di decidere.
Le alternative sono due: condividere l’operato dei sindaci con le conseguenze del caso, oppure prendere atto della loro incapacità di perseguire il “preminente interesse pubblico” alla base della concessione delle terme.
Non c’è più tempo da perdere, serve una decisione urgente.
10/06/2021 Comunicazione Pietro Molinaro
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