Mar. Lug 16th, 2024

Quattro misure cautelari e un sequestro di beni per un valore di oltre 9 milioni di euro sono state eseguite dalla Guardia di finanza nelle province di Verona, Mantova e Trento nell’ambito di un’indagine contro le infiltrazioni della ‘ndrangheta.
L’ordinanza è stata emessa dal Gip del Trinunale di Venezia, su richiesta della Dda lagunare.

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Nell’operazione, tuttora in corso, tra Veneto, Trentino Alto Adige e Lombardia, sono impegnati oltre 40 militari ed agenti della Guardia di finanza.
Agli indagati, ritenuti vicini alla ‘ndrangheta ed i particolare alla cosca “Arena-Nicoscia”, uno domiciliari gli altri in carcere, sono contestati reati tributari, con particolare riferimento all’emissione e utilizzo di false fatturazioni, riciclaggio e autoriciclaggio, aggravati dall’essere stati commessi con metodo di stampo ‘ndranghetistico.
In particolare, è emerso che una società, gestita da tre degli indagati, era stata strumentalmente utilizzata per l’emissione di fatture per operazioni inesistenti di cui erano beneficiarie altre imprese riconducibili ad esponenti della criminalità organizzata di matrice calabrese operanti tra Veneto ed Emilia Romagna.
Dopo la prima fase, infatti, sono state avviate ulteriori attività investigative, che hanno portato alla scoperta di altre società ritenute vicine alla ‘ndrangheta, interessate alla realizzazione di lavori – anche in appalti pubblici – nel settore edilizio.
I provvedimenti restrittivi eseguito oggi sono una prosecuzione dell’attività investigative dirette dalla stessa Procura della Repubblica di Venezia (Direzione distrettuale antimafia) e delegate alla Direzione investigativa antimafia.
All’esito delle indagini è stato accertata l’operatività di un sodalizio criminale di stampo ‘ndranghetistico dedito alla commissione di numerosi delitti. In particolare, sono emersi concreti elementi di prova che una società, gestita dai tre soggetti, all’epoca arrestati, era stata strumentalmente utilizzata per l’emissione di fatture per operazioni inesistenti di cui erano beneficiarie altre imprese riconducibili ad esponenti della criminalità organizzata di matrice calabrese operanti tra Veneto ed Emilia Romagna.
A partire dalle risultanze della pregressa indagine, sono state avviate ulteriori attività investigative, tali da documentare gravi indizi relativi all’esistenza anche di altre società ritenute vicine alla criminalità organizzata di tipo mafioso (‘ndrangheta), interessate alla realizzazione di lavori – anche in appalti pubblici – nel settore edilizio.
Le successive verifiche, avvalorate anche dalle dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia, hanno determinato l’apertura di un nuovo procedimento penale e l’esecuzione di complessi accertamenti bancari nei confronti di società esecutrici di lavori pubblici. Sono stati così orientati all’attività di infiltrazione nel settore dell’edilizia in Veneto da parte di strutture locali di ‘ndrangheta afferenti, in particolare, alla cosca “Arena-Nicoscia”, operante a Isola di Capo Rizzuto (KR).
Gli approfondimenti investigativi eseguiti dai finanzieri del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Verona sono consistiti in disamine contabili, indagini finanziarie, controlli incrociati, riscontri degli obblighi previdenziali sul personale dipendente, interpolazione con le evidenze antiriciclaggio e mappature delle cointeressenze societarie.
In parallelo si è proceduto con verifiche fiscali che hanno permesso di riscontrare concreti elementi che suggeriscono una effettiva presenza di elementi di contiguità con la ‘ndrangheta in alcune delle imprese oggetto di attenzione, nonché di appurare alcuni rapporti «fittizi» tra imprese per la realizzazione di opere o la prestazione di servizi e di accertare, tra l’altro, la destinazione dei flussi finanziari a favore di imprese con sede in Calabria, rappresentate o riconducibili ad ambienti della criminalità organizzata.
I destinatari dei provvedimenti sono indagati per i delitti di riciclaggio (art.648-bis c.p.), autoriciclaggio (art.648-ter 1 c.p.), emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti (art. 2 e 8 DLGS 74/2000), tutti aggravati, per il caso di specie, dal metodo mafioso (art.7 d.l. 152/91, ora art.416-bis.1 c.p.) avendo costoro agito nell’interesse delle locali di ‘ndrangheta.

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