Mar. Lug 16th, 2024

La notizia è di ieri. Sette arresti nella Piana di Gioia Tauro per spaccio di sostanze stupefacenti: cannabis e cocaina, ma anche, si scopre adesso, l’organizzazione di combattimenti clandestini tra cani. Tanto da portare il ministro dell’Interno Matteo Salvini, a commentare duramente l’episodio con un bel: “Vigliacchi, le bestie siete voi! In galera – ha scritto su un post sui social il responsabile del Viminale aggiungendo – e via le chiavi”.

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Le indagini, supportate da intercettazioni telefoniche ed ambientali, iniziate nel 2015, protrattesi per oltre sei mesi e coordinate dal Procuratore della Repubblica di Palmi Ottavio Sferlazza e dal sostituto Enrico Barbieri, ha visto coinvolto il commissariato di Taurianova e la squadra mobile di Reggio Calabria, unitamente a personale dei commissariati di Gioia Tauro, Palmi, Villa San Giovanni, Cittanova e Polistena, del reparto prevenzione crimine di Siderno e con l’ausilio di unità cinofili, hanno portato all’arresto, come si diceva, di 7 persone: Bruno Corica di 55 anni, Nino Tripodi, 54 anni di Palmi, entrambi destinatari di custodia cautelare; Benito Corica di 28 anni di Oppido Mamertina, Salvatore Bambino di 34 anni di Taurianova, Carmine Laurendi di 38 anni di Scilla, Antonio Carbone di 26 anni di Oppido e Maria Gioffrè di 43 anni di Taurianova tutti ai domiciliari.

La loro azione criminale si intrecciava, quindi,  tra spaccio in alcuni centri della Piana e i combattimenti clandestini. La polizia ha infatti sequestrato 7 cani di razza “terrier” che venivano utilizzati per i combattimenti clandestini e un consistente quantitativo di anabolizzanti che servivano a potenziare la massa muscolare dei cani per renderli più resistenti ai combattimenti. Sequestrati anche dei farmaci che servivano a rendere più aggressivi gli amici a quattro a zampe e i locali dove venivano ospitati. A soccorso di questi cani è arrivata l’associazione Aidaa che ha chiesto alle forze di polizia di non abbatterli annunciando la disponibilità di veterinari, educatori, e responsabili di centri di recupero “al fine di permettere – fanno sapere – un reinserimento sociale di questi cani che fino ad oggi hanno vissuto una vita di dolore e violenza”.

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