Abbiamo visto in Francia, Inghilterra e Germania i lavoratori mobilitarsi a milioni contro l’ennesima aggressione alle condizioni di vita e di lavoro, per rivendicare più salario e dignità, mentre nel nostro paese continua la vera e propria guerra che da 30 anni a questa parte ci ha portato ad avere le tutele sociali tra le peggiori d’Europa.
Continua....
“In Francia Leoni, in Italia servi dei padroni” recita uno slogan di uno striscione appeso per scherno davanti alla sede di uno dei sindacati confederali tradizionali, che con la loro complicità ed inadeguatezza hanno svenduto tutti gli strumenti per difendere lo stato sociale, i diritti ed i salari di questo paese, a partire dalla scala mobile, che garantiva il recupero automatico dell’inflazione.
Non è un caso che dalla rimozione della scala mobile, il nostro paese (dati OCSE) è l’unico in cui il salario è crollato al -2,93% e dal 2008 i salari reali sono scesi del 12%.
Non è un caso neanche il fatto che siamo un paese dal tasso di precarietà e di lavoro malpagato patologico con contratti nazionali che vedono minimi contrattuali indecenti inclusi quelli sottoscritti anche da Cgil, Cisl e Uil.
Tutto questo avviene mentre ci portano via anche il salario indiretto dei servizi pubblici, ridotti ormai al lumicino con la sanità al disastro e gli altri servizi colpiti da tagli della spesa, mentre si riaffacciano gli appetiti delle privatizzazioni.
In 30 anni, in nome del profitto il padronato italiano ci ha spogliato di tutto, impoverendo il sistema paese, smantellando l’IRI, privatizzando e delocalizzando le aziende, con l’unico risultato di svendere settori strategici al resto d’Europa. I governi che si sono susseguiti si sono dimostrati servili alle politiche Europee, le stesse che oggi ci stanno spingendo nel baratro della guerra attraverso il NATO-centrismo.
Oggi come mai prima i nostri salari sono nuovamente sotto attacco: la crescita smisurata dell’inflazione e l’aumento dei prezzi sta mettendo in ginocchio lavoratrici, lavoratori, pensionate e pensionati. Intere famiglie costrette a decidere se fare la spesa o pagare le bollette, mentre affitti e i mutui aumentano a vista d’occhio.
Ormai è palese che l’inflazione galoppante è colpa delle aziende che trasferiscono l’aumento dei costi sui prezzi di vendita per aumentare i loro profitti.
Nel frattempo in un quadro così drammatico il Governo Meloni opera per ridurre le tutele sociali, per rendere ancora più flessibile il mercato del lavoro e per aumentare le disuguaglianze. Togliere il Reddito di cittadinanza significa infatti creare un esercito lavorativo di riserva pronto a mettersi in competizione con chi lavora alle condizioni peggiori. Togliere i vincoli sull’appalto significa aumentare il dumping di salario e diritti e abbassare ulteriormente la sicurezza in un Paese che registra la media di 3 morti al giorno sul lavoro. Riformare il fisco cancellando la progressività fiscale significa tutelare i ricchi e sacrificare i ceti sociali più deboli.
Nella nostra regione, ultima per PIL pro capite e con i redditi tra i più bassi del Paese, a farla da padrone è il lavoro nero/grigio nel privato, mentre imperversa nel pubblico il precariato, con migliaia di lavoratori, i tirocinanti, che non hanno neanche il diritto di essere riconosciuti come tali. E l’unica risposta che ci viene data è il sempiterno Ponte sullo Stretto, progetto ad oggi irrealizzabile ma buono per distrarre l’opinione pubblica mentre sono pronti ad imporre l’autonomia differenziata.
E allora cosa stiamo aspettando? Cosa deve ancora succedere?
CHIEDIAMO SUBITO 300 EURO NETTI DI AUMENTO IN BUSTA PAGA!