Delusioni tra i fedeli all’ uscita della croce dalla Chiesa di San Giovanni
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La settimana santa di Stilo caratterizzata da antichi riti che si ripetono da almeno 4 secoli, ha segnato negativamente lo svolgersi della tradizionale processione del “Monumento” o delle “Gucciadate”.
E’ scoppiata la polemica quando nella processione lungo le vie della cittadina non è stato notato uno dei protagonisti della giornata, il “Cireneo”. E’ come celebrare la via Crucis saltando la stazione ad esso dedicata. Polemiche discussioni varie, ufficiose e pubbliche, e grande malcontento. Quell’ uomo riassume una città, quella croce che porta sulle sue spalle, la più pesante, eppure ricca di significato e di speranza, ricapitola in sé tutte le attese profonde di una Stilo che, forse, non aspetta altro che vedere uscire proprio quell’ uomo che con quella croce dalla chiesa di San Giovanni, mattina di Sabato Santo, tra le orazioni incessanti, le note meste della banda e alcune donne in supplica che si battono i pugni in cerca di perdono o di qualche “grazia”. Un’attesa che dura un anno intero. Grazie a quell’uomo e a quella croce, che sfila davanti al baldacchino del Cristo Morto e nel mezzo dei “fratelli” della Congrega, al seguito dei fedeli con le croci di canna sulle quali vengono issati i pani benedetti, il Sabato Santo di Stilo rappresenta un vero e proprio unicum nel variegato panorama della settimana Santa in Calabria e non solo. A Quell’uomo (può essere anche una donna) che, scalzo e sofferente, porta la croce per conto di tutti, è riservato un destino appartenente strano: nonostante il suo grande e gratuito “servizio”, alla sua persona nessuno mai assocerà ufficialmente un nome. Nessuno, tranne il Priore dell’ Arciconfratenita cui spetta l’onore e l’onere di chi sarà il prescelto. La scelta del Cireneo avviene solamente qualche istante prima dell’uscita della processione e rappresenta il momento più intenso e, per certi versi, più delicato di questi giorni. Tutto si svolge a porte chiuse nella sacrestia della chiesa di San Giovanni, sede dell’ arciconfratenita. Mentre tutti si preparano puntigliosamente alla processione, il Priore si ritira per procedere all’incanto della croce. Spetta all’abilità del Priore fare in mondo che nessuno riesca ad identificare il prescelto. Il Cireneo indossa il saio bianco, il cappuccio e il cordone. Sulla testa una corona di spine. Quando il cireneo esce dalla stanza, è il priore stesso a caricarlo della croce. Adesso la processione è pronta per uscire. Quell’uomo con quella croce sui cui erano pronti ad appuntarsi gli sguardi di tutti, ieri non è uscito dalla chiesa di San Giovanni. Nessuno si è presentato all’incanto dinanzi al Priore dell’ Congrega. Non era mai successo prima. E per sopperire alla dèfaillance nessuno dell’Arciconfraternita ha pensato di prendere il posto dell’uomo con il cappuccio. Troppo macchinoso ha credere qualcuno. A quel punto sono scoppiate le polemiche e un chiaro e netto disappunto. Un incredibile colpo di scena.
(fonte Quotidiano del Sud)