Il segretario questore in Consiglio regionale: «La struttura accoglie tanti piccoli utenti, avrebbe necessità di essere potenziata»
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«Oggi mi sono recato presso il Servizio di Neuropsichiatria infantile nel distretto di Soverato. Sono stato accolto dalla dottoressa Maria Rosaria Barone e dal suo staff, con cui ho voluto approfondire le tematiche relative al lavoro quotidiano di questa importante struttura, ma anche le grandi difficoltà legate alla dotazione organica sottodimensionata e alle carenze strumentali». È quanto afferma, in una nota, il segretario questore del Consiglio regionale, Ernesto Francesco Alecci che aggiunge: «Ho avuto modo di conoscere una bellissima realtà cui fa riferimento l’intero comprensorio soveratese, fatta di medici, terapisti e operatori competenti e professionali».
«Ogni giorno questa struttura – sostiene il consigliere regionale – accoglie tantissimi bambini e adolescenti, fornendo un supporto importantissimo per chi è affetto da vari disturbi e alle famiglie che si trovano in condizioni di disagio, alcune anche molto gravi, con una grande empatia e sempre con il sorriso sulle labbra. Le richieste e le prese in carico sono tantissime, e, nonostante i grandi sacrifici, non sempre è facile poter rispondere con prontezza a causa della mancanza di personale o di strumenti specifici per poter portare a termine in maniera dettagliata alcuni approfondimenti diagnostici. Inoltre, il servizio è localizzato all’interno di un edificio con stanze troppo piccole per le funzioni previste, con pochissimo spazio a disposizione per gli operatori sanitari e per i pazienti con i loro accompagnatori».
«A ciò va aggiunto – prosegue l’esponente politico – che la rete regionale tra i vari servizi per la condivisione dei dati è agli albori, non esistono centri specializzati pubblici, ad esempio, nell’ospitalità di bambini e ragazzi con disturbi dello spettro autistico o con disagi relazionali, non è presente una scuola di specializzazione in Neuropsichiatria infantile capace di formare per i prossimi anni una classe di giovani medici. In moltissimi casi le famiglie devono rivolgersi a strutture private o, addirittura, recarsi fuori regione, con grandi disagi e un aggravio di costi per loro e per il sistema sanitario regionale».
«L’esperienza di oggi mi ha fatto capire, una volta di più – conclude Alecci – quanto grande sia la sofferenza di chi vive queste situazioni. E quale sia la frustrazione di chi si trova ad operare in questi contesti, tra mille difficoltà, non riuscendo a fornire un servizio sanitario completo e un supporto adatto alla gravità delle patologie. Credo sia necessario investire sempre più risorse in queste settore, partendo dalle competenze presenti e favorendo la formazione di nuovi medici e terapisti, creando strutture moderne con un numero adeguato di operatori sanitari e con strumenti all’avanguardia, per diagnosi sempre più veloci e sempre più accurate. Pazienti, famiglie e operatori dei servizi combattono ogni giorno la stessa battaglia sui territori, non possiamo permetterci di lasciarli soli».