Ven. Ago 9th, 2024

Le proposte di modifica del Piano che Palazzo Chigi ha inviato a Bruxelles. Uno studio individua i progetti che subirebbero il definanziamento. Si tratta di quasi la metà delle risorse che erano affidate ai Comuni

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Le modifiche al Piano nazionale di ripresa e resilienza stanno impegnando il governo su due fronti: quello esterno è ovviamente legato alle decisioni che la Commissione europea adotterà in merito alla proposta arrivata a Bruxelles da Palazzo Chigi; sul versante interno va invece avanti il botta e risposta con l’Anci sulle criticità riscontrate nell’attuazione dei progetti e sulle prospettive del “nuovo” Pnrr. In merito a queste ultime però c’è già chi sta facendo i conti, visto che si parla del definanziamento di ben 9 misure del “vecchio” Piano. Per gli enti locali, in particolare Comuni e Città metropolitane, le modifiche prospettate si tradurrebbero nel rischio di perdere a livello nazionale fondi per oltre 13 miliardi di euro a livello nazionale. E per la Calabria si parla, in particolare, di un possibile definanziamento di 905 milioni di euro, ovvero quasi la metà della somma (1,93 miliardi di euro) relativa ai progetti affidati in precedenza agli enti locali della regione.

Lo si evince dalle elaborazioni che la fondazione Openpolis ha effettuato incrociando i dati forniti dal governo e dall’Anci (con le rilevazioni della fondazione Ifel). Guardando ai numeri relativi alle singole province calabresi, emerge che quella più penalizzata, se la proposta del governo Meloni fosse accettata dalla Commissione Ue, sarebbe Reggio, con un rischio definanziamento di 333,79 milioni di euro (su 618,81 affidati in precedenza), seguono Cosenza (274,87 milioni su 658,14), Catanzaro (135,85 milioni su 359,9), Vibo (99,99 milioni su 173,34) e Crotone (60,93 milioni su 133,8).

Le 9 misure che il governo ha proposto di definanziare riguardano: interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei Comuni; investimenti in progetti di rigenerazione urbana; i Piani urbani integrati; le misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico; l’utilizzo dell’idrogeno in settori hard-to-abate; il potenziamento di servizi e infrastrutture sociali di comunità nelle aree interne; la promozione impianti innovativi (incluso offshore); la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie; la tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano.

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