Mer. Lug 17th, 2024

La regione si conferma quella con il più basso Prodotto interno prodotto in Italia. Mentre tra il 2011 e il 2016 si sono persi in media 0,8% dei posti di lavoro annui. E l’economia illegale incide per oltre un quinto del valore aggiunto complessivo

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È la Calabria che continua a registrare i dati peggiori per quanto riguarda la ricchezza, l’occupazione e il livello medio di reddito da lavoro. Qui si registra anche il tasso più alto d’incidenza di economia “sommersa” con percentuali da record. E così, conseguentemente, alcune delle province della regione risultano tra quelle più povere d’Italia, come anche la capacità di reddito a disposizione delle famiglie è la più bassa del Paese. La fotografia che restituisce il report sui “Conti economici regionali”, pubblicato e curato dall’Istat, è decisamente scura. Il colore che prevale è il nero, come il record del sommerso presente nella regione, che raggiunge livelli altissimi.

PIL E CONSUMI BASSI Stando ai dati degli analisti dell’Istituto di statistica nazionale – che hanno passato in rassegna le annualità tra il 2011 e il 2016 –, la Calabria si conferma la regione più povera d’Italia con un Prodotto interno lordo per abitante nel 2016 pari a 16,6mila euro. In Italia questo indice – che registra il livello di ricchezza prodotto da un territorio – ha registrato un dato medio di 27,7mila euro. Mentre il Nord-ovest – area più ricca del Paese – segna un Pil pro capite di 34,2mila euro per abitante, praticamente più del doppio del valore ottenuto dalla nostra regione. Indice, dunque, di quanto grande sia il divario tra queste aree dell’Italia. Con la Calabria all’apice dell’angolazione della forbice negativa. Andando a guardare anche i dati dell’evoluzione del Pil in volume tra il 2011 e il 2016, emerge come la Calabria registri ancora un dato negativo: nel quinquennio la performance è stata pari a -1,1%. Conseguenza di questa situazione è che la nostra regione resta tra quelle dove si segnala il volume della spesa per consumi finali delle famiglie più bassi con una media nel quinquennio che pone la Calabria al terz’ultimo posto.

OCCUPAZIONE: DATI ANCORA NEGATIVI Se il dato sull’occupazione la Calabria registra nel 2016 ancora una volta una contrazione rispetto all’anno precedente, è sul medio periodo che si dimostra tutta la fragilità del sistema ad assorbire i posti divorati dalla crisi. Stando alle rilevazioni dell’Istat, infatti, tra il 2011 e il 2016 la regione ha perso in media 0,8 punti percentuali della sua forza lavoro. Ponendo così la Calabria al penultimo gradino della graduatoria nazionale per capacità di creare posti di lavoro. Anche sul fronte della redditività da lavoro dipendente la nostra regione registra performance negative. In media il livello di reddito del lavoratore nel 2016 è stato pari a 28mila euro. Il dato più basso d’Italia, con un divario anche in questo senso enorme con il resto del Paese: nel Nord-ovest questo indice segnala 39,6mila euro, mentre nel Nord-est 37,2mila euro. Con un aggravante in media nel quinquennio rilevato dall’Istat il reddito da lavoro dipendente per occupato è diminuito in regione del 0,4 per cento. Un dato che dimostra ancora una volta quanto la Calabria stia perdendo capacità di creare occupazione e ricchezza tra i residenti.
Un tipo di lavoro – dipendente – che per lo più nella nostra regione viene offerto dalla Pubblica amministrazione visto che assieme alla Sicilia siamo il territorio con la quota più rilevante da lavoro dipendente derivante dal pubblico impiego. Così, se in Lombardia questa percentuale è pari al 21,9%, in Calabria oltre un lavoratore su due è dipendente dalla Pubblica amministrazione (53,2%).

IL TRIONFO DEL SOMMERSO Se c’è un dato in cui la regione “brilla” è quello derivante dall’economia sommersa e illegale. In questo settore l’incidenza registrata in regione raggiunge il dato record del 21,3% del valore aggiunto complessivo. Quasi il doppio della media nazionale che si ferma al 14%. E il sommerso pesa anche sull’impiego del lavoro “nero”: l’input da lavoro irregolare raggiunge circa i dieci punti percentuali del valore aggiunto complessivo prodotto in Calabria. Anche in questo caso un dato record.

TRA I PIÙ POVERI Tra i territori che nel 2015 hanno registrato il valoro aggiunto pro capite più basso ci sono quelli di Vibo Valentia e Cosenza. Queste province assieme a quelle di Medio Campidano, Agrigento, Barletta-Andria-Trani, detengono l’ultimo gradino per ricchezza posseduta con circa 13mila euro per abitante. La media nazionale è stata pari a 24,4mila euro. Con questi dati complessivi si comprende perché i calabresi detengono un altro record negativo. Nella nostra regione infatti si concentrano gli abitanti con il più basso reddito in Italia. Nel 2016, stando ai dati dell’Istat, la media è stata pari a 12,4mila euro molto lontano dai 24,6mila euro di un cittadino residente nella provincia autonoma di Bolzano o un emiliano e un lombardo che hanno avuto a disposizione in media 22,1mila euro.
Indici che spiegano, al di là di qualsiasi altra ragione, le motivazioni del ritorno all’esodo massiccio dalla Calabria da parte dei residenti. Una fuga appunto per la ricerca di un lavoro vero e di una piena redditività.

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