Gio. Nov 21st, 2024

Domenica giornata nazionale, Asla in campo vicino ai pazienti

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di Raffaella Silvestro

     

Ci sara’ un’ Italia colorata di verde

sabato 18 settembre. I monumenti più importanti delle principali

città, dalla Mole Antonelliana di Torino alla Reggia di Caserta,

si accenderanno infatti del colore della speranza: quella di

trovare una cura definitiva per una patologia neurodegenerativa,

la Sla, sclerosi laterale amiotrofica, molto grave e fortemente

invalidante. Si celebra infatti questo fine settimana,

precisamente domenica 19 settembre, la quattordicesima giornata

nazionale della Sla, organizzata da Aisla, Associazione Italiana

sclerosi laterale amiotrofica, con l’Alto Patronato del

Presidente della Repubblica e presentata oggi in un evento

Ansa-Incontra. Nelle principali piazze italiane 300 volontari

metteranno a disposizione 13.500 bottiglie di Barbera d’Asti

Docg a fronte di una donazione di 10 euro, acquistabili anche

online. Un modo per contribuire al lavoro di Aisla e alla

ricerca contro una malattia, la Sla, che colpisce non solo chi

ne è affetto ma l’intera famiglia, per ora senza una cura ma

rispetto alla quale sono stati fatti passi in avanti importanti.

“La Sla-spiega la presidente Aisla Fulvia Massimelli – porta

alla paralisi completa di tutti i muscoli volontari. Ci si sente

imprigionati in un corpo pur mantenendo vive le proprietà

cognitive. Le persone con Sla sono fragili ma coraggiose: vivere

con questa patologia richiede una grande capacità di accettare

il cambiamento e affrontare ogni giorno le difficoltà”. “Nelle

fasi più avanzate – aggiunge Massimelli – per continuare a

vivere è fondamentale l’ausilio di macchinari complessi: il

comunicatore per parlare, il ventilatore per la respirazione

artificiale, l’apparecchio per la nutrizione, oltre a cure

specialistiche continuative. Oltre al medico di famiglia sono

coinvolte circa 15 figure specialistiche: dal fisiatra allo

pneumologo. Poi c’è la condizione di migliaia di persone che

ogni giorno si prendono cura di chi ha la Sla che sono i

familiari, con una responsabilità spossante, carica di notti

senza sonno, spesso perdita di lavoro, isolamento sociale. Aisla

è nata 38 anni fa, nel 1983, dal bisogno di sostenere queste

fragilità. Soltanto in Italia ci sono circa 6mila malati. Aisla

è presente con 64 sezioni territoriali in 19 regioni, 300

volontari, 11 dipendenti e 120 collaboratori esterni. Siamo

partiti da un centro di ascolto che in questi anni ha avuto

un’importanza sempre più rilevante. Lo scorso anno, in

pandemia, abbiamo avuto oltre 10mila chiamate”. Tredici milioni,

poi, sono stati erogati negli anni alla ricerca. Il perno è

Arisla, Fondazione per la ricerca sulla Sla.