Perché premiare una persona? Da una battuta rubata sul palco del Giomo Trichilo, Premio letterario giunto quest’anno a Siderno alla sua ragguardevole XV edizione, scaturisce una riflessione personale. Il valore di un premio credo risieda nella gratificazione che una comunità decide di affidare a un singolo suo componente. Può significare tante cose, ma io voglio intenderlo con la spiegazione più banale, e cioè: “sei stato bravo”. Che si tratti di un bravo cittadino, un bravo scrittore, un bravo poeta, un bravo carabiniere o altro non importa. “Sei stato bravo, e quindi ti premio”. Questo è il senso e questo è il modo in cui a mio avviso va inteso un premio. Che quindi lo scorso 4 agosto, nel corso della serata conclusiva del Giomo Trichilo, mi sia stato dedicato un premio per l’impegno profuso e i risultati ottenuti in ambito culturale da un’associazione tra le più quotate e autorevoli della Locride quale l’Eco di Siderno, lo ritengo un atto che gratifica la scelta di dedicarmi all’attività di scrittore per aumentare la visibilità della mia terra, lontano dai luoghi comuni e dalle scelte di opportunità e convenienza. Da ormai quasi cinque anni tento di raccontare nelle mie storie fatti di carne, pietra e sangue, di rubare al nostro territorio selvaggio ma gravido di storia e bellezze naturali le testimonianze che più mi hanno suggestionato, con le quali alimento le mie ossessioni letterarie.
Continua....
Nel quadro di questa ricerca personale si innesta l’esperienza di Lumache, il romanzo scritto a quattro mani con Antonio Tassone, giornalista attento, pignolo custode di un patrimonio storico e culturale – alimentato dai sempre attuali spunti della cronaca locale – che attendeva di essere raccontato. Un’esperienza che all’inizio si presentava impervia e tanto diversa dalle mie solite ambientazioni noir, affrontata però con la giusta dose di follia, che dopo oltre due anni di duro lavoro offre adesso un risultato godibile e senz’altro apprezzato.
Ecco quindi che dopo un impegno così profuso, lontano dalle vetrine e dai salotti ma sempre attento agli eventi culturali, il premio ricevuto si prende tutto il suo sapore, mi fa capire di essere stato bravo, insomma, di aver investito bene il mio tempo, e, particolarmente con Lumache, di aver fatto qualcosa di buono insieme ad Antonio Tassone, non solo per noi, ma per tutta la comunità.
Continua dunque, dopo un’estate bollente, questa avventura di Lumache, perché il nostro corposo romanzo tanti lo hanno letto o lo stanno leggendo, ma moltissimi altri ancora vanno ancora “convinti” a farlo. E cosa potrei dire per incoraggiarli più di quello che finora è stato detto? Magari potrei dirvi che se non lo leggete vi mando Canigghia, e vi assicuro che questo è senz’altro è un buon motivo per comprarlo.
Anton.francesco Milicia