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Il Comitato Costa dei Gelsomini, presso la Sala Consiliare del Comune di Siderno, alla presenza di Andrea Maestri, Deputato di Possibile e Componente della Commissione Giustizia e Giulio Cavalli, giornalista, attore teatrale e componente del Comitato Scientifico di Possibile, hanno presentato una Interrogazione Parlamentare con cui si chiedono i motivi della esclusione del Porto di Gioia Tauro dalla “Via della Seta” – operazione intrapresa dalla Cina, che intende sviluppare i flussi di merci via mare dall’Oriente fino al Nord Europa – e soprattutto, quali siano i progetti che riguardano l’importante scalo visto che i collegamenti alle ferrovie sono inesistenti e l’occupazione ne risente drammaticamente.

Si è svolto Giovedi 8 Giugno presso la Sala Consiliare del Coune di Siderno, alla presenza di Andrea Maestri, Deputato di Possibile e Componente della Commissione Giustizia e Giulio Cavalli, giornalista, attore teatrale e componente del Comitato Scientifico di Possibile.

Il Comitato Costa dei Gelsomini, con Maestri e Cavalli, hanno presentato una Interrogazione Parlamentare con cui si chiedono i motivi della esclusione del Porto di Gioia Tauro dalla “Via della Seta” – operazione intrapresa dalla Cina, che intende sviluppare i flussi di merci via mare dall’Oriente fino al Nord Europa – e soprattutto, quali siano i progetti che riguardano l’importante scalo visto che i collegamenti alle ferrovie sono inesistenti e l’occupazione ne risente drammaticamente.

POSSIBILE:  INTERROGAZIONE  PARLAMENTARE

FIRMATA DA : ANDREA MAESTRI, CIVATI, BRIGNONE e PASTORINO.

Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per la coesione territoriale e il Mezzogiorno.

Per sapere – premesso che:

il porto di Gioia Tauro è il principale porto mediterraneo di trashipment e per capacità portuale, con 2,8 milioni di container movimentati nel 2016 è primo in Italia e sesto nel « mare nostrum ». Soprattutto dopo il raddoppio del Canale di Suez nel 2015, per la sua centralità, Gioia Tauro è un punto chiave nella geografia economica del Mediterraneo: ma, nonostante queste premesse, i lavoratori vengono licenziati e il porto, che vive una crisi infinita, non è stato purtroppo un elemento di traino per lo sviluppo di attività produttive e di servizi del territorio;

crisi economica, cattiva gestione e ’ndrangheta sono alla base della paralisi del porto, ma il problema della piana di Gioia Tauro è soprattutto la mancanza di una programmazione che elimini il divario tra la realtà mondiale del porto con quella disagiata dell’entroterra che soffre della mancanza di un adeguamento della rete infrastrutturale oggi insufficiente (su gomma, ferroviaria, aerea), che porterebbe a un rafforzamento delle sue strutture imprenditoriali con ricadute positive occupazionali su tutta la regione;

le politiche economiche dei diversi Governi che si sono succeduti nei decenni, la mancata realizzazione di una zona economica speciale (ZES) e gli insufficienti investimenti, hanno portato la Calabria a diventare la regione europea con il più basso tasso di occupati dell’Unione europea (dati Eurostat 2015);

in questo drammatico scenario una speranza era rappresentata dal colossale progetto « OneBelt, One Road » o « Nuova Via della Seta », elaborato e lanciato dalla Repubblica Popolare Cinese nel 2013 e ideato per favorire lo scambio rapido commerciale e di interconnessione tra la Cina e l’Europa. Per l’attuazione di questo progetto il Governo cinese ha creato, nel 2014, il fondo di investimento statale Silk Road Fund destinato agli investimenti nei Paesi lungo la « Nuova Via della Seta ». Fino ad oggi la Cina ha investito, oltre cinquanta miliardi di dollari nei Paesi toccati dall’iniziativa di sviluppo infrastrutturale e sono state create 56 aree di cooperazione economica e commerciale che hanno generato 1,1 miliardi di dollari di ricavi fiscali, contribuendo a creare 180 mila posti di lavoro a livello locale;

dopo l’acquisizione del porto del Pireo da parte della compagnia statale cinese Cosco nel 2016, Gioia Tauro per la sua centralità nel Mediterraneo, sarebbe potuto diventare per i cinesi un altro porto ideale sul quale investire;

il porto calabrese ha le condizioni logistiche e strutturali per essere l’hub di riferimento dei commerci cinesi via mare: ha ancora banchine da sfruttare e altre potrebbero essere rinvenute; ha un retroporto che potrebbe ospitare non solo depositi di merce, ma anche semilavorazioni. Tuttavia, recentemente a Pechino, durante il « Belt and Road Forum for International Cooperation » sulle prospettive di sviluppo futuro della strategia, il Premier italiano ha comunicato di voler puntare soltanto sui porti dell’Italia settentrionale, Trieste, Venezia e Genova, ignorando quindi Gioia Tauro, e ampliando ulteriormente il divario socio-economico tra Nord e Sud. In risposta alle proteste per questa ingiusta e incomprensibile scelta, il Ministro per le infrastrutture e i trasporti ha assicurato che le opportunità di un porto « si riverberano sugli altri » –:

se il Governo intenda rendere noti i motivi dell’esclusione del porto di Gioia Tauro dalle prospettive di sviluppo futuro della strategia « Nuova via della seta »;

se non si ritenga opportuno rendere pubblico il piano industriale per il potenziamento del porto di Gioia Tauro e disponibili le risorse destinate all’adeguamento infrastrutturale e dei servizi del territorio così da permettere una veloce ripresa dell’attività economica e occupazionale della regione Calabria;

quale sia l’orientamento del Governo riguardo alla realizzazione di una zona economica speciale (Zes) nell’area del porto di Gioia Tauro. (4-16824).

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