L’emissione della nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti del boss di Siderno Tommaso Costa sta portando alla luce nuovi dettagli sui fatti criminali che insanguinarono la città di Siderno tra la fine degli anni ‘80 e gli inizi degli anni ’90. Stando, infatti, a quanto riporta stamane un articolo a firma di Rocco Muscari apparso su “Gazzetta del Sud”, nell’ordinando si evidenzierebbe una “straordinaria convergenza” tra le dichiarazioni rese dai due collaboratori di giustizia Giuseppe Costa e Crocefisso Casalini in relazione ai fatti omicidiari di quegli anni cruenti. Tutto ciò, per gli inquirenti, sarebbe prova della “genuinità del dichiarato e dell’elevata credibilità di Costa e Casalini”. Dai racconti dei collaboratori si avrebbero, inoltre, informazioni anche in merito ad un altro fatto di sangue, quello di Domenico Archinà, assassinato a Siderno il 25 maggio del 1991 mentre si trovava in auto con la moglie. Domenico Archinà, era un imprenditore oleario titolare dell’Olearia Vinicola Archinà e anche editore radiotelevisivo, nel 1976 fu tra i fondatori di Radio Siderno, nel 1978 fondò l’emittente radiofonica Tele Radio Sud Stereo, poi nel 1981 diventò anche televisione con il nome di Tele Radio Sud, che fu una delle emittenti locali di successo in Calabria negli anni ’80. A proposito di quell’omicidio, stando all’articolo di Rocco Muscari, Giuseppe Costa, nel corso dell’interrogatorio del 29 novembre del 2012, racconta agli inquirenti: “Sull’omicidio di Archinà posso dire che c’è stato un errore; io avevo mandato Donato Giordano e Casalini Crocefisso per uccidere Cosimo Commisso “u quaglia”; in realtà Cosimo Commisso aveva una forte somiglianza con questo Archinà così Donato Giordano sparò ad Archinà; io non avevo alcun motivo per uccidere Archinà; Archinà e Commisso di somigliavano per il fisico, per la statura, per i capelli. Giordano e Casalini poi vennero da me mi dissero cosa avevano fatto; io avevo dato dato al Giordano e al Casalini una pistola 7,65 parabellum, una pistola 9×21 ed una cal. 357 magnum oltre alla pistola di ordinanza che però di solito Giordano non utilizzava; non so con quale arma hanno sparato”. Alla base dell’omicidio dell’imprenditore 47enne, dunque, un errore. Uno scambio fatale di persona.
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ALESSANDRA BEVILACQUA|redazione@telemia.it