Scuffia: «Gli applausi ricevuti la dicono lunga»
Continua....
Quando a cinque minuti dal termine l’Acr Messina è riuscita a spingere in rete la palla della vittoria, i tifosi giallorossi stavano intonando cori di contestazione verso i propri giocatori. E neanche il gol-partita di Orlando è riuscito a placarli al punto che per i successivi due minuti le imprecazioni verso gli uomini di Rando sono proseguite. Tutto questo per descrivere in che modo sia maturata una sconfitta immeritata per la squadra di Galati in riva allo Stretto. Contro un avversario in crisi, senza un’idea di gioco. Il torto del Roccella, allora? Non essere riuscito a finalizzare l’elevato numero di palle gol prodotte per tutto l’arco della gara dominata. Una squadra ben messa in campo, manovra fluida, facilità estrema nell’arrivare fino ai 16 metri offensivi. Poi, grande imprecisione e, in alcuni casi, anche la bravura del portiere locale, Avella, il migliore in campo. Neanche un calcio di rigore concesso ai padroni di casa all’11’ della ripresa era servito a passare in vantaggio con Scuffia che ha intuito la traiettoria di Crucitti. Il monologo del Roccella ha visto protagonisti, Suraci su tutti, (almeno 4 occasioni tra i piedi), poi Leveque, tre volte, compreso il palo colpito al 15′ st al termine di un’azione prolungata che ha visto il Roccella presentarsi in area giallorossa con 4 elementi contro un solo difensore.
Anche Faiello ha avuto le sue due buone palle-gol. Nella seconda, di testa, ha mandato fuori da distanza ravvicinata un cross dalla destra. Una beffa, sotto certi aspetti, una punizione “meritata” per i tanti errori. A Cavallaro e compagni restano gli scroscianti applausi riservarti dallo sportivissimo pubblico del “F. Scoglio”
Le interviste
Mister Galati non passa dalla sala stampa dove arriva invece il portiere Scuffia. «Gli applausi dei tifosi messinesi dimostrano che avremmo meritato di più. Anche un punto ci sarebbe stato stretto, ma ci avevamo fatto la bocca ormai. Sul rigore parato a Crucitti, mi son ricordato da quello che mi segnò l’anno scorso calciando alla mia sinistra. Ho pensato che avrebbe cambiato angolo e mi son tuffato sulla destra».
Salvatore De Maria (GAZZETTA DEL SUD)