Mar. Lug 16th, 2024

Continua a tenere banco a Siderno la relazione sulle motivazioni che hanno portato allo scioglimento del consiglio comunale della città. Pubblicato nei giorni scorsi nella Gazzetta Ufficiale il Decreto del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nel documento, pieno di omissis, vengono elencate le diverse, e di diversa natura, cause che hanno portato gli organi competenti a decretare lo scioglimento dell’ente. Fattori risalenti anche al periodo della campagna elettorale del 2015. Nelle pagine si fa riferimento, inoltre, a forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata che avrebbero esposto l’amministrazione a pressanti condizionamenti. Il documento siglato dal Presidente viene poi completato da diverse relazioni, tra le quali anche quella del Prefetto di Reggio Calabria Michele Di Bari.
Tra le righe del documento, si porta a conoscenza anche l’indagine della commissione di indagine che pone l’attenzione sulla procedura per l’affidamento dell’incarico concernente l’elaborazione del piano comunale spiaggia, la cui importanza risulta evidente ai fini della salvaguardia e della corretta gestione del patrimonio demaniale marittimo che riveste un valore nevralgico nell’economia dell’ente. “Al riguardo, si legge, l’attivita’ di indagine ha messo in luce che nei confronti della societa’ aggiudicataria – alla quale l’incarico era stato conferito fin da dicembre 2016 – l’amministrazione comunale ha provveduto a richiedere, soltanto a gennaio 2018 e quindi ad accesso gia’ in corso, le prescritte informazioni antimafia, ancora una volta in violazione del richiamato art. 100 del decreto legislativo n. 159 del 2011 ed in contrasto con le cautele che sarebbe necessario adottare a tutela della legalita’ in un contesto ambientale in cui e’ consolidata la presenza di sodalizi criminali”. Una anomalia, insomma, che ha destato immediati sospetti. Sempre con riferimento al settore dei contratti pubblici, il prefetto sottolinea, inoltre, che “il presidente di un’associazione locale – a cui il comune ha affidato in concessione la gestione di un impianto sportivo a decorrere da settembre 2003 – annovera frequentazioni con affiliati alla ‘ndrina radicata nel territorio. In proposito, assume rilevanza emblematica la circostanza che l’impianto in questione al tempo dell’accesso risultava di fatto gestito dalla citata associazione, pur avendo l’amministrazione comunale proceduto – nello scorso mese di febbraio – alla revoca del contratto di concessione per morosita’ nel pagamento dei canoni”. Gli accertamenti esperiti hanno anche messo in luce i rapporti di affinita’ esistenti tra alcuni esponenti di famiglie malavitose ed i legali rappresentanti di altre due societa’ titolari di concessioni demaniali marittime, destinatarie di certificazione interdittiva antimafia emessa dalla prefettura. Non solo, piano comunale spiaggia e gestione dell’impianto sportivo comunale, ma la lente dell’indagine si è poggiata anche sul capitolo beni confiscati, si legge: “In quel contesto rileva inoltre la circostanza che, sebbene diversi beni confiscati alla criminalita’ organizzata siano stati trasferiti, all’esito delle prescritte procedure di assegnazione, al patrimonio indisponibile dell’ente per finalita’ istituzionali o sociali ai sensi dell’art. 48, comma 3, lettera c), del decreto legislativo n. 159 del 2011, a tutt’oggi, nessuno di quei beni risulta utilizzato per le citate finalita’”.

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ALESSANDRA BEVILACQUA|redazione@telemia.it

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