Mer. Lug 17th, 2024

Il procuratore capo della Dda di Catanzaro oggi a Torino insieme a Nicaso per presentare “L’inganno della mafia”. Un atto d’accusa nei confronti di libri e film che celebrano i boss e dimenticano chi li combatte

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La mafia è un “mito” e i suoi boss sono personaggi leggendari? É una domanda forte e, insieme un invito a riflettere, quella sottesa al libro “L’inganno della mafia”, edito da Rai Eri, che il Procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, ha scritto con Antonio Nicaso. Un libro che gli autori presentano con Andrea Vianello al Salone del Libro di Torino, presentato oggi alle 18.15 allo stand Rai. Per Gratteri e Nicaso, di mafia si parla molto, ed è un bene. Ma a volte se ne parla nel modo sbagliato, ed è un male. Molti libri, film e fiction di successo restituiscono un’immagine romanzata delle mafie, frutto in parte di luoghi comuni e vecchie leggende. Dal “Padrino” a “Gomorra”, da “Quei bravi ragazzi” a “Romanzo criminale”, il rischio è che il boss diventi un eroe e l’illegalità una “carriera” desiderata. Una distorsione resa possibile da una narrazione che mette in primo piano i protagonisti di camorra o ‘ndrangheta, omettendo come possono essere combattuti o dimenticando chi lotta con coraggio per affermare la giustizia. Ma lasciare che si radichi lo stereotipo di una piovra invincibile, dotata di rapporti privilegiati con le istituzioni e capace continuamente di riadattarsi, significa indebolire un’azione di contrasto, culturale ancor prima che giudiziaria. «I film e le fiction mitizzano la mafia. Parlano di una mafia buona e presentano personaggi positivi, invincibili. Personaggi che gli adolescenti prendono a modello, imitano negli atteggiamenti e nel look», denunciano Gratteri e Nicaso». Una deriva pericolosa – dicono – perchè «i mafiosi, invece di essere rappresentati come miserabili, appaiono come personaggi shakespiriani».

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