Il diniego del Tar alla richiesta di sospensione dello svolgimento del referendum consultivo non fuga le nostre preoccupazioni sul “come” si va ad istituire la nuova municipalità rinveniente dalla fusione tra i comuni di Cosenza, Castrolibero e Rende. L’assemblea del PD di Cosenza, già nello scorso mese di marzo, ha approvato alla unanimità il SI alla fusione. Non abbiamo mai messo in discussione il SI ma il COME si costruisce la città unica. E soprattutto, riteniamo che la città unica non possa essere un obiettivo divisivo ma dovrà essere condiviso tra le forze sociali ed istituzionali. Le forzature e le imposizioni, più che sostenere la nascita, rischiano di generare, in partenza, il fallimento del nuovo ente comunale. Le nostre preoccupazioni rimangono tali, perché il centrodestra ha ridotto ciò che dovrebbe essere un momento storico di crescita e di innovazione a una semplicistica manovra politicista e di potere. Infatti, è notorio che, da vent’anni a questa parte, mentre il centrosinistra ha costantemente e coerentemente proposto la fusione, il centrodestra sì è semplicemente opposto o è rimasto insensibile al tema. A questo proposito, il sen. Mario Occhiuto dovrebbe spiegare le ragioni del perché nel suo decennio di sindacatura non ha mai proposto alcuna fusione per la città unica. Anzi, prima lui da sindaco, e, poi il fratello da presidente della Regione, hanno compiuto atti che contrastano decisamente con un processo di riorganizzazione urbana finalizzato alla nuova città. Emblematica è la cancellazione della metropolitana leggera oltre che il blocco della realizzazione del nuovo ospedale regionale. Bene ha fatto ieri il capogruppo del PD in Consiglio regionale, Domenico Bevacqua, nel sottolineare l’impegno unitario dei capigruppo di tutte le forze politiche per legiferare e disporre che l’entrata in vigore della legge istitutiva del nuovo ente sia quella di febbraio del 2027 e non del 2025. Se così è, si potrebbe utilizzare questo maggiore tempo a disposizione per avviare, sin da subito, un percorso di collaborazione e di cooperazione istituzionale, affinché si provveda, entro quella data, a dotare il nuovo comune almeno di uno Statuto provvisorio e, nello stesso tempo, definire, attraverso un qualificato studio di fattibilità, l’armonizzazione delle piante organiche, l’ottimizzazione della politica finanziaria e dei bilanci, la organizzazione dei servizi comunali. La nuova città dovrà creare vantaggi e non disagi ai cittadini e alle cittadine. Si tratta di garantire con efficacia, efficienza e convenienza, soprattutto diritti primari universali, a partire dal trasporto pubblico locale, dall’istruzione, dall’assistenza sanitaria e dal welfare. Non è, pertanto, fuori luogo che, qualora il Consiglio di Stato dovesse confermarne lo svolgimento, il referendum non venga interpretato come un ostacolo a un percorso collaborativo.
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