«Bello appare il mondo…» seduti ai piedi della rocca di un antico Castello, quando scende la notte e sotto le luci di un palco prende forma un’alchimia di musiche e parole, di suoni e colori che si diffonde intorno, avvolge i sensi, accende l’immaginazione. E dona uno sguardo nuovo con cui interpretare la realtà e discernere “la verità” nascosta dietro le insicurezze interiori. Un’alchimia che fa riscoprire il sommo valore dell’amore, in tutte le sue declinazioni, «perché alla fine di che altro vuoi parlare, che se ti guardi intorno non c’è niente da cantare…». E pur fermando saldamente i piedi alla terra, perché «mentre il cuore trabocca d’amore, lungo la spiaggia c’è un sogno che muore», svela il senso delle apparenti o possibili sconfitte, «che il bello della vita è riuscire a rientrare in partita, quando sembra finita» e ricarica di fiducia: «Vedrai che andrà bene, andrà tutto bene, tu devi solo metterti a camminare, raggiungere la cima di montagne nuove».
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Il “mago”, artefice sotto i riflettori del teatro al Castello di Roccella di uno stupendo set musicale, tra testi che raccontano di tutto, spaziando dalle questioni sociali attuali e dalla denuncia ai sentimenti e alle visioni dell’uomo del terzo millennio, ritmi energici e intriganti e poetiche ballad, è stato Brunori Sas. Il cantautore cosentino (all’anagrafe Dario Brunori), alternandosi tra piano e chitarra ha ammaliato ma anche divertito, creando un feeling empatico tra autoironia e aneddoti, un pubblico di circa un migliaio di persone, che ha preso posto, nel rispetto del distanziamento anti Covid, al teatro al Castello per la serata conclusiva del Roccella Jazz Festival.
Lo ha fatto con il prezioso sostegno di Simona Marrazzo, voce e percussioni, Dario Della Rossa alle tastiere, Massimo Palermo alla batteria, Mirko Onofrio ai fiati, Stefano Amato al contrabbasso e violoncello. Suoi fidati e ferrati compagni, questi, di un’esperienza musicale ricca di successi che solo nell’anno in corso conta la Targa Tenco per il miglior album, “Cip!”, e il Nastro d’argento alla migliore colonna sonora originale per “Odio l’estate” di Aldo Giovanni e Giacomo.
Il suo atteso “Concertino acustico” a Roccella (tappa sold out di un tour che lo vede impegnato dall’inizio dell’estate nelle più suggestive location italiane), ha disegnato un percorso musicale avvincente tra i suoi più popolari successi. A partire da quelli dell’ultimo album, come la splendida “Per due che come noi”, “Bello appare il mondo”, “Capita così”, “Il mondo si divide”, “Mio fratello Alessandro” e proseguendo attraverso i precedenti 4 lavori, dai quali ha attinto perle come “Kurt Cobain”, la popolare “Lamezia Milano”, “Canzone contro la paura”, “L’uomo nero”, “Guardia ‘82”. Dal primo brano agli ultimi tre concessi come fuori programma (“La verità”, “Una domenica notte” e “Arrivederci tristezza”) il pubblico ha sempre accompagnato con cori l’esecuzione e manifestato con continui applausi l’alto gradimento della performance di Brunori e compagni.
Il cantautore cosentino, il primo artista calabrese in 40 anni di storia a chiudere un’edizione di “Rumori Mediterranei”, come rimarcato in apertura dal direttore artistico Vincenzo Staiano, dal canto suo non ha celato l’entusiasmo di calcare il palco della rassegna, scherzando con il pubblico che a mo’ di juke – box gli suggeriva cosa cantare. «Sono gioioso stasera – ha confessato, sorridendo – e potrebbe finire molto male, come si suol dire “a zimbunia”! Cerchiamo di mantenere anche il contegno che questo contesto meraviglioso merita!». Il suo live di oltre due ore ha rappresentato anche una salutare ventata di speranza, in tempi segnati dall’incertezza della pandemia in corso, per i lavoratori del mondo dello spettacolo, alla cui tutela hanno rivolto un appello i musicisti Palermo e Della Rossa, ripreso poi dallo stesso Brunori: «Ricordiamo che ci sono tante persone impegnate dietro a un concerto ed è importante dare dignità al nostro lavoro, oltre al fatto che dovrebbe averla perché si tratta di cultura».
STEFANIA PARRONE