I fratelli Crea ritenuti “capi del crimine”nella provincia piemontese
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Confronto serrato al maxiprocesso d’appello bis denominato “Big Bang”, che è iniziato ieri a Torino dopo l’annullamento della Cassazione relativa alla concessione della continuazione tra le sentenze “Minotauro” e “Big Bang” ai fratelli Adolfo Crea e Aldo Cosimo Crea, originari della Locride, condannati quali “capi del crimine torinese” operante in zona San Mauro.
Il collegio di difesa composto dagli avvocati Daniela Maria Rossi e Mauro Ronco, per Aldo Cosimo Crea, nonché dagli avvocati Giuseppe Del Sorbo e Alessandro Bavaro per Adolfo Crea, ha sostenuto, in sintesi, come la sentenza di annullamento con rinvio della Suprema Corte parlasse di una carenza motivazionale e non di una carenza fattuale e giuridica per la concessione della continuazione delittuosa tra le due sentenze. Nello specifico i difensori hanno ripercorso l’attività di indagine che dimostrerebbe come le contestazioni mosse ai fratelli Crea nell’ambito dell’operazione “Big Bang”, fossero una dimostrazione del programma criminoso presente nell’inchiesta “Minotauro”, per lo più concernente i reati di estorsione e gioco d’azzardo, asseritamente controllati dai fratelli Crea.
La Corte di appello della Mole ha rinviato il processo a domani e la camera di consiglio per la prossima settimana.
L’operazione “Big Bang” è stata eseguita nel gennaio del 2016 dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Torino tra il capoluogo piemontese e la Calabria. All’epoca, oltre al reato di associazione per delinquere di stampo mafioso, agli indagati sono stati contestati, a vario titolo, i reati di estorsione, usura, traffico di stupefacenti, detenzione di armi, gestione di luoghi per il gioco d’azzardo.
r.m. – gazzetta del sud
SERVIZIO DI MARIA TERESA CRINITI