Mar. Set 17th, 2024

Cinque le posizioni stralciate dalla Dda di Catanzaro nell’ambito dell’inchiesta che ruota attorno ad affari milionari sporchi

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La ‘ndrangheta impiegata in società in Ungheria e in altri Stati Europei per riciclare il fiume di denaro provento delle attività illecite che una volta ripulito veniva reinvestito in immobili, ville di lusso, yacht. Un giro d’affari di milioni di euro, che coinvolge diversi esponenti considerati vicini al clan Bonavota di Sant’Onofrio e su cui la Dda di Catanzaro ha chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di 25 indagati, nell’ambito dell’inchiesta“Rinascita Scott 3-Assocompari”. Cinque le posizioni stralciate dai pm antimafia Antonio De Bernardo e Annamaria Frustaci. Rispetto all’avviso di conclusioni indagini non compaiono più i nomi di Kenneth David Baxter, 70 anni nato nel Regno Unito;  Gavin Marc Kaye, 60 anni di Londra; Guy Anthony Rees, 59 anni residente a Milano; Edina Margit Szilagyi 57 anni di Budapest e Eva Erzsebet Szilagyi 54 anni di Budapest. La Dda ha chiesto il processo nei confronti di  Loris Junior Aracri, 33 anni di Pizzo; Raffaele Arone, 48 anni di Sommariva del Bosco (Cuneo); Vincenzo Barba, 72 anni di Filogaso; Giovanni Barone, 54 anni di Roma; Saverio Boragina 71 anni di Vibo Valentia; Basilio Caparrotta, 62 anni di Sant’Onofrio; Basilio Caparrotta, 52 anni di Sant’Onofrio; Gerardo Caparrotta 55 anni di Carignano (To); Francesco Caridà, 55 anni di Pizzo; Gianluigi Cecchi, 51 anni di Milano; Domenico Cichello detto Salvatore 43 anni di Vibo Valentia; Giuseppina De Luca, 55 anni di Vibo Valentia; Annamaria Durante, 48 anni di Vibo Valentia; Danilo Fiumara 54 anni di Francavilla Angitola (Vv); Giuseppe Fortuna detto Peppe 46 anni di Sant’Onofrio; Giuseppe Fortuna detto Pino 60 anni di Vibo Valentia; Luigi Fortuna, detto “Mastro Gino”, 57 anni di Vibo; Gaetano Loschiavo 35 anni di Sant’Onofrio;  Francesco Santaguida 45 anni di Vibo Valentia; Antonella Silvia Serrao, 59 anni di Francavilla Angitola; Fabrizio Solimeno 33 anni nato a Torino; Erika Ventrice, 35 anni di Vibo Valentia;Marilena Ventrice, 34 anni di Soriano Calabro; Michele Vitale 44 anni di Chieri (To);  Sona Vesholli 30 anni nata in Albania. Il gup distrettuale Sara Merlini ha fissato l’udienza preliminare per il 14 dicembre prossimo e gli avvocati difensori Diego Brancia, Sergio Rotundo, Tiziana Barillaro, Michelangelo Miceli, Leopoldo Marchese, Nazzareno Latassa, Marcello Scarmato, Marco Rigamonti, Giuseppe Barbuto, Bruno Ganino, Vincenzo Gennaro, Giosuè Monardo tenteranno di smontare le ipotesi di accusa che vanno dall’ associazione mafiosa, al riciclaggio internazionale, alla truffa e al trasferimento di valori. Il gup ha individuato come parti offese, che potranno costituirsi parti civili in udienza la Presidenza del consiglio dei ministri, il Ministero delle finanze, la Regione Calabria, la Provincia e il Comune di Vibo, la S&L srl con sede a Milano, Veritas Menedzsment KFT con sede a Budapest, Luxury Re Kft, Maensi Construction Kft, Ares Properties. Il blitz dei carabinieri scattò all’alba dello scorso 23 gennaio colpendo gli interessi economici dell’articolazione di ‘ndrangheta dei Bonavota di Sant’Onofrio. Nel mirino della Procura antimafia guidata da Nicola Gratteri sono finiti presunti appartenenti al potente clan vibonese che, come raccontato da diversi collaboratori di giustizia, vanta ramificazioni nel Nord Italia e all’estero. A quattro dei 30 indagati, ovvero Giovanni Barone, i due Basilio Caparrotta e Gerardo Caparrotta, viene contestato il reato di associazione mafiosa e cioè l’appartenenza alla locale di Sant’Onofrio. In particolare, Giovanni Barone, per agevolare le attività di riciclaggio in favore della cosca, avrebbe costituito una serie di società di diritto italiano, ungherese e cipriota, fittiziamente intestate a terzi soggetti. Gli inquirenti ritengono di aver ricostruito anche le dinamiche sottese a una truffa, consumata nel 2017 dall’articolazione mafiosa, a danno di investitori omaniti che hanno versato la somma di un milione di euro dietro la promessa di ottenere il 30% delle quote di una società cui era riconducibile un compendio immobiliare a Budapest.

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