Mar. Lug 16th, 2024

Approvato martedì alla Camera un emendamento al decreto anticorruzione, che potrebbe portare i politici, rinviati a giudizio per le “spese pazze” alla regione, ad usufruire delle nuove norme.
Il testo è un’aggiunta all’articolo 323 del codice penale e stabilisce che “la pena non può essere inferiore a due anni se il fatto del pubblico ufficiale o dell’incaricato di pubblico servizio consiste nell’approvazione mediante distrazione di somme di denaro o di altra cosa mobile altrui delle quali ha il possesso o comunque l’autonoma disponibilità per ragione del suo ufficio o servizio, nell’ambito di un procedimento o disciplina da legge o da regolamento che appartenga alla sua competenza”.
Con l’emendamento al decreto anticorruzione rimane fermo il reato di peculato, ma quando l’appropriazione di risorse è commessa da un pubblico ufficiale che maneggia fondi destinati al suo ufficio il cui uso sia regolato da norme regolamentari, trova applicazione l’emendamento approvato martedì. Dunque in presenza di un regolamento un politico non potrebbe essere accusato di abuso d’ufficio.
In Calabria il 24 Gennaio è in programma l’udienza del processo “Rimborsopoli”, dove 25 tra ex parlamentari , ex e attuali consiglieri regionali e collaboratori di gruppi consiliari, avrebbero utilizzato parte dei finanziamenti destinati ai gruppi consiliari regionali per ottenere il rimborso di spese che non rientravano nei criteri legati a supporto delle attivita’ politico-istituzionali dei gruppi consiliari, ma sarebbero state in realta’ di carattere privato.
La norma reintroduce il colpo di spugna sul peculato per chi, una volta eletto, fa un uso disinvolto dei fondi pubblici, ma è “coperto” dall’esistenza di un regolamento.

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MARCELLA MESITI|redazione@telemia.it

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