Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,52-59
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In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.
Parola del Signore!.
La riflessione di monsignor Piero Romeo, vicario generale della diocesi di Locri Gerace:
Gesù non si sottrae dalla discussione dei Giudei sulla forza dell’espressione sulla sua carne da mangiare. È un’espressione che indubbiamente scuote e provoca, tanto secondo il senso comune quanto secondo il senso religioso. Gesù invece insiste e lega con lʼespressione al mistero del suo essere figlio, del suo essere mandato dal Padre e alla Pasqua che lo attende. Nella nostra vita non è così difficile assistere a persone che si lasciano mangiare dagli altri: si può pensare a una mamma con un bimbo piccolo, a un infermiere in un turno caotico, a una maestra con 25 bambini, a un impiegato allo sportello nellʼora di punta oppure a un cantante sul palco del suo concerto… Ci sono anche casi in cui lasciarsi mangiare è farsi divorare da qualcosa che ci toglie vita: da una dipendenza, da unʼidolatria, da qualcuno che ci manipola…
Nel darsi da mangiare di Gesù si distinguono però due caratteristiche che lo rendono speciale: prima di tutto in lui cʼè una scelta di offrirsi, è un donarsi deliberato e non estorto. E questo perché la fonte di quellʼofferta non è lui stesso solo, non sono i bisogni degli altri, ma lʼamore del Padre. Il suo offrirsi, il suo darsi da mangiare per gli altri è una porta verso il Padre, un modo per fare entrare chi lo vuole al banchetto della comunione con Dio, che è la vita eterna. E così il suo farsi mangiare può cambiare ogni giorno la nostra vita nel ritrovare lʼorigine da cui tutto viene e nel poterla leggere come una continua offerta per gli altri, per farci anche noi porta per il banchetto della comunione tra noi e con Dio.