Mar. Lug 16th, 2024

La Regione gestirà direttamente i contratti con i gestori fino alla fine del 2018. La sua proposta di legge riepiloga i costi (e le dimensioni del business): 90 milioni di euro all’anno per smaltire gli scarti

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Appuntamento (di nuovo) rinviato con il subentro dei Comuni nei contratti con i gestori degli impianti di trattamento dei rifiuti urbani. Lo racconta una proposta di legge di iniziativa della giunta regionale che modifica la legge sul riordino del sistema, risalente al 2014.
Il rinvio dell’appuntamento non sarà indolore per le casse della Regione, che per coprire le spese nel secondo semestre del 2018 saranno costrette a sborsare oltre 28 milioni di euro «per fare fronte agli oneri contrattuali con i gestori degli impianti di trattamento». Sia per i contratti in corso che per i nuovi affidamenti e i nuovi appalti.
È l’occasione per fare il punto sui dati di un’eterna emergenza, su un sistema sul quale gravano ritardi e debiti, soprattutto da parte dei Comuni, nei confronti dei quali la Regione ha recentemente deciso di applicare la linea dura, con la nomina di commissaria ad acta per la riscossione delle tariffe arretrate.
La Calabria produce complessivamente 793mila tonnellate di rifiuti all’anno. E il progetto di legge prevede una raccolta differenziata media pari al 45%, con un contributo di rifiuti indifferenziati da trattare pari a circa 436mila tonnellate. È su queste basi che si organizza il calcolo dei costi. Che va dai 5,2 milioni per l’impianto di Rossano ai 2,3 per Crotone e i 10milioni per Catanzaro. La giunta regionale prevede di spendere anche 6,1 milioni di euro per il trattamento dei rifiuti fuori regione. Il totale dei costi presunti per gli impianti è di 53,3 milioni. E sale a più di 65 milioni se si considera anche il costo presunto per il conferimento degli scarti nelle discariche regionali. Con i 5,7 milioni per il riconoscimento del disagio ambientale ai comuni sedi di discarica pubblica e altri oneri, il costo totale annuo presunto sale a 74,3 milioni. È la fetta più corposa, quella che riguarda il trattamento degli scarti. Per i rifiuti da raccolta differenziata il costo è più basso. E dipende dal «grado di impurezza del rifiuto. Se proviene all’impianto “sporco” aumenteranno i costi di gestione legati allo smaltimento degli scarti di processo». Si tratta, al solito, di proiezioni sui dati consolidati, che fissano la spesa per gli impianti pubblici di Rossano, Crotone, Siderno e Lamezia Terme a 2,7 milioni. Più alti i costi per il conferimento in impianti privati: 9 milioni suddivisi tra Vazzano, Celico, Rende (a cui vanno 6,2 milioni) e strutture localizzate fuori regione.
Mancano soltanto le tasse e una spesa residua di 863mila per i rifiuti secchi da raccolta differenziata. Messi in conto anche questi, la proposta di legge tira le somme: 88,9 milioni di euro da (provare a) recuperare attraverso tariffe che vanno da 112 euro a tonnellata (per i comuni in cui la differenziata supera il 65%) a 205 per quelli in cui la differenziata non raggiunge il 25%. Se tutti pagassero ci sarebbe da stare tranquilli: la previsione d’incasso della Regione è di 89 milioni. Ma i ritardi spesso si sommano a ritardi e dunque la previsione di recuperare la cifra che serve a mantenere il sistema appare – anche alla luce delle recenti iniziative sanzionatorie – un po’ ottimistica.
Il primo effetto delle legge – che sposta in avanti l’orizzonte temporale entro cui i comuni gestiranno direttamente i contratti – è l’esborso di 28,9 milioni per far fronte alle spese fino alla fine del 2018.

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