Mer. Ago 14th, 2024


Tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, figurano i politici Giuseppe Neri e Giuseppe Sera, già capigruppo di Fratelli d’Italia e PD, insieme ad altri sette indagati. La richiesta della Dda reggina mira a modificare l’ordinanza emessa dal Gip lo scorso giugno.

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La Procura antimafia di Reggio Calabria ha presentato ricorso al Tribunale del riesame, chiedendo la modifica dell’ordinanza emessa dal Gip Vincenzo Quaranta il 3 giugno 2024. Il ricorso, firmato dal procuratore Giovanni Bombardieri, dai procuratori aggiunti Walter Ignazitto e Stefano Musolino e dal pm Salvatore Rossello, richiede l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di nove indagati, tra cui due politici di rilievo.

I principali destinatari della richiesta sono Giuseppe Neri e Giuseppe Sera, rispettivamente capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale della Calabria e capogruppo del Partito Democratico al Comune di Reggio Calabria all’epoca dei fatti. Entrambi, attualmente indagati a piede libero, avevano già visto respinta una precedente richiesta di arresto presentata dalla Dda reggina al Gip.

La Procura chiede inoltre l’arresto di Daniel Barillà, esponente del PD di Sambatello e considerato un “collettore di voti” per candidati di diverse forze politiche, nonché sostenitore della campagna elettorale del sindaco Giuseppe Falcomatà, anch’egli indagato nell’ambito dell’inchiesta “Ducale” ma senza richiesta di misure cautelari. Barillà, inizialmente agli arresti domiciliari, è attualmente soggetto solo all’obbligo di firma, come stabilito dal Tribunale del riesame.

Il ricorso coinvolge anche Domenico Araniti, noto come “il duca” e già in carcere per l’operazione “Ducale”, per due ulteriori imputazioni. Altri destinatari della richiesta di arresto sono Ignazio Borruto, Paolo Pietro Catalano, Franco Gattuso, Sergio Rugolino e la scrutatrice Martina Giustra, in relazione alle elezioni regionali del 26 gennaio 2020 e comunali del 20-21 settembre 2020 a Reggio Calabria, con l’aggravante mafiosa riconosciuta dagli inquirenti.

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