Mer. Ago 7th, 2024

Le previsioni sulle dimissioni del commissario Gallo. I legami con la magistratura sbandierati da Savio. Le minacce di coinvolgere Oliverio. E il sistema della raccolta di legna pronto a riavviarsi dopo i primi sequestri: «Ci sono ditte legate a Mario»

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Ai primi di marzo del 2016, gli uffici di Calabria Verde sono (come al solito) in fibrillazione. Tra dossier e controdossier, il caso della truffa sulla legna a Bocchigliero monopolizza ogni discorso. Alcuni, però, sono più inquietanti di altri. Leandro Savio, uno dei dirigenti coinvolti nelle indagini della Procura di Castrovillari, minaccia fuoco e fiamme. Cerca carte, si riferisce a qualcuno da mandare via («ora li caccio»), promette battaglia («questa volta si fanno male»). I suoi interlocutori cercano di calmarlo. Poi a qualcuno non identificato scappa un suggerimento: «Sentimi a me… se noi facciamo dimettere questo commissario entro stamattina». Risponde Savio: «No, non si dimette è fatto ora dopo questa cosa, si dimette perché lo sto per fare…». Il contenuto della chiacchierata non è limpido. È chiarissimo, invece, quello che succede qualche giorno dopo: il commissario si dimette. Succede l’11 marzo 2016. Prima Nello Gallo, l’uomo scelto da Mario Oliverio per guidare Calabria Verde dopo il primo ciclone giudiziario, pensa a lasciare e il governatore prova a trattenerlo. Poi prende una decisione definitiva: anche se nell’agenzia regionale «ci sono tante persone perbene», l’ingegnere decide che non ne può più. Inevitabile che la conversazione captata dalle cimici assuma una dimensione nuova, alla luce dell’addio del professionista. Perché una cosa è evidente: negli uffici che governano sulle foreste calabresi, nel marzo 2016, c’è un gruppo di persone che ritiene di poter far “saltare la testa” del loro stesso capo.
Potrebbe essere una coincidenza, potrebbe trattarsi di millanterie. Ma Savio non è nuovo – stando agli atti dell’inchiesta – a fare riferimenti neppure troppo sibillini ai suoi agganci. Ad esempio a quelli con la magistratura. Sempre ai primi di marzo, il dirigente parla con una signora. Le spiega che si aspettava la notifica arrivata dalla Procura di Castrovillari («a me questa persona, Facciolla, a me mi chiama», dice), «parla della sicurezza sua e della sua famiglia parla dei suoi parenti molto influenti nella magistratura». Poi «dice che ora non si fermerà più» e che «Oliverio rischia perché lui farà nomi e cognomi: capo di Gabinetto e presidente di giunta».
È piuttosto diffuso il proposito di “fare nomi e cognomi” nelle intercettazioni che riempiono i faldoni dell’inchiesta.
Anche Antonella Caruso, altra dirigente finita nel mirino degli investigatori, tira in ballo il capo di Gabinetto della giunta regionale Gaetano Pignanelli. Si riferisce alle concessioni rilasciate nei confronti della ditta De Luca (quella intestata al “compare d’anello” dell’alto burocrate) e – il virgolettato è degli uomini del Corpo forestale dello Stato – «dichiara in modo esplicito di aver operato non nell’interesse dell’azienda per cui lavora, bensì per compiacere un influente figura di primo piano della Regione Calabria che ha mostrato di avere un interesse concreto nel favorire il De Luca Marino».
Poi si lamenta del suo coinvolgimento nell’inchiesta, si sfoga: «Io lo devo acchiappare Gaetano, eh! Anzi, io mo’ chiamo Franco (presumibilmente Iacucci, secondo gli investigatori, ndr), io voglio assolutamente un appuntamento con il presidente, assolutamente! Sinno’ mo parru cioè quannu vaiu ara Procura parru! E poi vediamo di chi sono le colpe».
È in questo clima di minacce neanche troppo sottili e sospetti che matura la decisione di Nello Gallo. Ed è a valle di questa decisione – lo si evince da un decreto di proroga delle indagini – che i dirigenti (i militari citano Savio e Maletta) si organizzano per «rimettere in moto il sistema per il rilascio della concessioni legnose». Pensano di coinvolgere persone già coinvolte «nell’indagine in corso» sulla presunta truffa a Bocchigliero. «Emerge – annotano gli inquirenti – come il rispetto della normativa sia un mero intralcio poiché non esitano a progettare chiaramente la predisposizione di un falso nella stima del materiale legnoso giacente a terra».
Siamo nell’aprile 2016 e ombre fosche si addensano su Calabria Verde. Tre dipendenti, tra i quali c’è Antonella Caruso, fanno riferimento ai sequestri a Bocchigliero e dicono «che la situazione è insostenibile in quanto alcune ditte, tra le quali viene citato il De Luca (anche lui sotto inchiesta per la presunta truffa, ndr), devono riprendere i lavori. Uno dei motivi per cui i lavori devono riprendere è da ricercare nel fatto che tali ditte sono legatissime ad alcuni personaggi molto influenti nominati come Mario e Luigi. È agevole – è la chiosa degli investigatori – presupporre che si faccia riferimento al governatore della Calabria Mario Oliverio».

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