Mar. Set 17th, 2024

La decisione della Corte d’assise d’appello di Catanzaro riguarda il 38enne Francesco Fortuna, che era accusato dell’omicidio avvenuto nel luglio 2004 nel Vibonese

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Saranno le motivazioni della sentenza, previste tra 90 giorni, a stabilire per quali ragioni la Corte d’assise d’appello di Catanzaro abbia deciso di assolvere, per non aver commesso il fatto, Francesco Fortuna, 38 anni, condannato in primo grado, con rito abbreviato, a 30 anni di reclusione per l’omicidio di Domenico Di Leo. La vittima, all’epoca 47enne, fu uccisa a luglio 2004 a Sant’Onofrio in un agguato a colpi di fucile e kalashnikov. Ad incastrare Fortuna era stato un guanto di lattice trovato sul luogo del delitto sul quale era stato riscontrato il suo Dna. E ad accusare il 38enne era stato anche il nuovo pentito vibonese Andrea Mantella che ha confessato di aver fatto parte del commando (con il ruolo di autista) che eliminò la vittima. Il delitto, secondo le indagini, sarebbe maturato al culmine di contrasti sulle modalità di gestione dell’area industriale di Maierato, centro limitrofo a Sant’Onofrio, entrambi confinanti con Vibo Valentia.
I giudici d’appello hanno accolto le tesi degli avvocati Sergio Rotundo e Salvatore Staiano i quali hanno impostato la linea difensiva mettendo in dubbio sia la credibilità del collaboratore di giustizia che la correttezza utilizzata nel 2004 nel trattare il reperto contenente una particella con il Dna che incastrava Fortuna. Nel corso delle udienze di secondo grado è stato riconvocato il perito che fece le analisi all’epoca. Le tesi difensive hanno dunque prevalso su quelle dell’accusa che aveva chiesto la conferma a 30 anni di reclusione per il 38enne. Ma per conoscere le ragioni della Corte bisognerà aspettare i canonici 90 giorni.

 

 

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