Mar. Ago 13th, 2024

“C’é termine 60 giorni, decisione Viminale sproporzionata”

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“Il Viminale ha stabilito un termine indicativo di sessanta giorni per la chiusura del progetto Sprar a Riace e per il trasferimento dei migranti, che non può essere dunque immediato. Le persone non sono pacchi postali e stanno seguendo a Riace un percorso d’integrazione e di formazione che deve essere completato per non danneggiarle”. Lo afferma il giurista Gianfranco Schiavone, che insieme all’avvocato Lorenzo Trucco ha svolto l’attività di consulente a titolo gratuito del Comune di Riace per la realizzazione del progetto “Sprar”. “Possono essere trasferite a breve termine – aggiunge Schiavone – soltanto le persone che non hanno un radicamento e per le quali non si inficia una percorso d’integrazione già avviato. È chiaro però che tutta questa vicenda é condizionata dal ricorso al Tar da parte del Comune ed alla richiesta di sospensiva del provvedimento, in attesa della pronuncia di merito. In ogni caso la decisione del Viminale é assurda e rientra nella strategia d’attacco in atto contro il modello d’accoglienza creato a Riace. C’é da dire, inoltre, che i rilievi mossi dal Viminale sono in parte errati ed in parte sproporzionati. Ciò che colpisce, più di tutto, è proprio la sproporzione del provvedimento. Sarebbe legittimo applicare penalità così elevate, con la revoca del progetto, solo nel caso in cui si possa a ragione sostenere che il Comune di Riace abbia abbandonato totalmente le persone a se stesse e non abbia erogato i servizi di assistenza. Ed invece siamo in presenza di un progetto grazie al quale le persone sono state assistite con grande umanità e rispettando gli standard dello Sprar. Ci sono soltanto alcune modeste carenze formali e procedurali che riguardano la parte amministrativa del progetto. Carenze che non giustificano assolutamente la decisione del Viminale di chiudere il progetto. Per questo dico che ci troviamo di fronte ad una decisione del tutto sproporzionata”.

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