Prosegue il processo all’ex sindaco Domenico Lucano La prossima udienza è in programma il 25 febbraioUna carta d’identità sarebbe stata rilasciata «attestando falsamente la residenza nel comune di un extracomunitario»
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Nel corso delle attività dell’indagine “Xenia” è emerso che Domenico Lucano, nella sua duplice veste di sindaco e responsabile dell’ufficio anagrafe del Comune di Riace, avrebbe disposto di non far riscuotere, dall’ufficio anagrafe e stato civile, i diritti, previsti dalla legge, obbligatori al momento del rilascio di certificati di anagrafe e di stato civile, nonché delle carte d’identità rilasciate dal Comune. È quanto venuto fuori nell’udienza di ieri del processo che si svolge davanti al Tribunale di Locri dove ha deposto il maresciallo Cosimo Lenti, del Nucleo operativo della Guardia di Finanza del Gruppo di Locri. Il maresciallo è uno dei tre investigatori che hanno maggiormente indagato sul “Modello Riace” e che, tra l’altro, ha evidenziato come, nel corso delle varie acquisizioni presso il Comune, è emerso che da oltre cinque anni non si riscuotevano i diritti di segreteria previsti dalla legge. Per scelta politico-amministrativa a non pagare erano tutti, sia i rifugiati sia i cittadini di Riace.
Nel corso del controesame degli avvocati Andrea Daqua e Simona Barletta, per l’ex sindaco Lucano, difeso anche dall’avvocato Antonio Mazzone, è emerso che dalla documentazione acquisita dagli investigatori si nota l’attestazione della omessa riscossione da parte di dipendenti e che le carte di identità venivano acquistate da Mimmo Lucano. In definitiva, anche richiamando il contenuto dell’informativa principale «dall’1 agosto 2012 il Comune di Riace non ha proceduto alla riscossione: dei diritti di segreteria di 3147 atti per un importo totale paria a euro 944,10; del costo e dei relativi diritti di 2150 carte d’identità per un importo totale pari a euro 11.577,50. A tale somme bisogna scorporare la somma di euro 704,00 pari al costo d’acquisto delle carte d’identità da parte di soggetti privati (dal sindaco Lucano, dell’ex vice sindaco Cimino, dell’assessore Spanò e di altri soggetti non identificati)».
Nel corso delle attività tecniche e di acquisizione di documentazione presso il Comune di Riace è stato appurato che il sindaco Domenico Lucano ha rilasciato, in data 26 luglio 2017, una carta d’identità autentica ad un ragazzo di nazionalità marocchina «attestando, falsamente, la residenza nel comune di Riace, senza averne accertato i requisiti ovvero la residenza e il possesso del permesso di soggiorno».
Nel corso dell’esame il maresciallo ha supposto che nel dicembre del 2017 ci sarebbe stata una probabile fuga di notizie. Un dato ipotizzato dai toni e dai “consigli” emersi dal gennaio 2018 nel corso di alcune intercettazioni che coinvolgevano un magistrato all’epoca in servizio presso il Tribunale di Catanzaro.
Il processo riprenderà il prossimo 25 febbraio.
Sotto i riflettoritra sardine e Xenia
Riace torna sotto i riflettori tra sardine, politica e processo “Xenia”. Nei giorni scorsi le sardine si sono ritrovate nel paese simbolo dell’accoglienza per esprimere solidarietà e sostegno a Mimmo Lucano, l’ideatore di un “modello” di sostegno umanitario conosciuto in tutto il mondo sul quale è in corso un processo denominato “Xenia”, il cui dibattimento è ripreso ieri con la testimonianza di un maresciallo della Guardia di Finanza di Locri. Riace è anche una tappa dei leader nazionali e locali che si affrontano nella campagna elettorale per le regionali calabresi. Una tappa anche per Matteo Salvini, segretario della Lega, che farà una sosta venerdì a mezzogiorno.
FONTE GAZZETTA DEL SUD