Mar. Lug 16th, 2024

Congetture, errori procedurali, inesattezze: nell’accogliere la richiesta d’arresto nei confronti del sindaco di Riace Mimmo Lucano, il gip di Locri Domenico di Croce ha rigettato diverse accuse ipotizzate nei confronti del primo cittadino – dall’associazione a delinquere alla truffa aggravata, dal falso al concorso in corruzione, dall’abuso d’ufficio alla malversazione – criticando in diverse parti dell’ordinanza l’operato di magistrati e investigatori. L’indagine, durata 18 mesi e fondata su intercettazioni ambientali e telefoniche, oltre che sull’acquisizione di diversi atti amministrativi, scrive il giudice, ha prodotto una “corposa istanza coercitiva” da parte del pm. Che però si è limitato ad un “acritico recepimento” delle “conclusioni raggiunte all’esito di una lunga attività della Gdf di Locri”. Le accuse dei pm relative alla turbativa dei procedimenti per l’assegnazione dei servizi d’accoglienza, dice ad esempio il giudice, sono così “vaghe e generiche” da rendere il capo d’imputazione “inidoneo a rappresentare” una contestazione “alla quale ‘agganciare’ un qualsivoglia procedimento custodiale”. Ma non solo: “pur volendo ipotizzare che fosse intenzione degli inquirenti rimproverare agli indagati l’affidamento diretto dei servizi – scrive il Gip – …il mero riferimento a ‘collusioni’ ed ‘altri mezzi fraudolenti’ che avrebbero condotto alla perpetrazione dell’illecito si risolve in una formula vuota”. Stando così le cose dovrebbe essere il gip, “indebitamente sostituendosi al pm”, ad individuare le collusioni o i mezzi fraudolenti. Un’operazione che non solo “è impedita dai più elementari principi processuali e penalistici” ma è anche “ostacolata” dalla “mancanza, tra gli allegati alla richiesta, sia degli atti con i quali tali affidamenti diretti venivano decisi sia dalle convenzioni che agli stessi facevano seguito”. Anche volendo, quindi, “non vi sarebbe modo di capire né quali motivazioni sorreggevano tale ipotetico modus operandi, né quale sarebbe il corrispettivo dei servizi affidati”. Per quanto riguarda l’accusa di truffa aggravata, il Gip afferma che il contenuto delle intercettazioni “lascia trasparire una modalità quando meno opaca delle somme destinate agli operatori privati” ma, al di là di questa considerazione, gli inquirenti “sembrano incorsi in un errore tanto grossolano da pregiudicare irrimediabilmente la validità dell’assunto accusatorio”. Di fatto, dice sempre il Gip, viene individuato l’ingiusto profitto nel totale delle somme incassate dalle cooperative, quando invece andava individuato nella differenza tra il totale e le spese realmente sostenute. Ed inoltre “gran parte delle conclusioni a cui giungono gli inquirenti appaiono o indimostrabili” o “presuntive e congetturali” o, infine, “sfornite di precisi riscontri estrinseci”. Più o meno stesso discorso sull’accusa di falso: “nella richiesta di misura le considerazioni addotte a sostegno della sua fondatezza sono quantomeno laconiche”. Critiche pesanti anche per quanto riguarda l’accusa di concorso in corruzione. Nonostante sia il reato più grave contestato al sindaco, annota il Gip, “gli inquirenti non hanno approfondito con la dovuta ed opportuna attenzione l’ipotesi investigativa”. Vi è in sostanza una “assoluta carenza di riscontri estrinseci” ed inoltre la persona che denuncia di aver emesso fatture false perché minacciato da Lucano “è persona tutt’altro che attendibile” in quanto aveva un “chiaro interesse” a “sostenere la loro emissione”. E “non appaiono idonei” gli elementi raccolti per sostenere l’accusa di malversazione ai danni dello stato, anche se le condotte sono “certamente torbide”.
Intanto non si arresta l’ondata di reazioni. In moltissimi pubblicamente hanno preso posizione pro Lucano. Stamane, tuttavia, un nuovo commento della vicenda da parte del ministro dell’Interno Matteo Salvini “Quando scattano le manette ai polsi di un sindaco non è mai bello, i giudici hanno lavorato, non so nulla di più e chi parla di Stato autoritario come Saviano che dice: ‘il Governo Salvini ha fatto arrestare tizio o caio’ ha dei problemi. Quel sindaco – ha spiegato Salvini – ha passato anni accogliendo migranti in una terra da cui i calabresi scappano per trovare lavoro. Se io fossi al suo posto mi occuperei dei miei cittadini e comunque – ha aggiunto – se nell’immigrazione di massa c’è qualcosa di poco trasparente è la conferma di quanto diciamo noi da anni”. ha detto, infatti, Salvini.
Piero Bernocchi, portavoce nazionale COBAS, annuncia che manifestazioni a sostengno di Lucano sono in corso in varie città italiane e continueranno per tutta la settimana, culminando con il corteo che sabato 6 ottobre alle ore 15 percorrerà Riace fino alla casa di Mimmo Lucano. Nel frattempo anche se pochi cittadini sono disposti a parlare, a Riace, nella cittadina dell’accoglienza, si respira un’area surreale. L’arresto del sindaco della cittadina collinare dell’Alto Ionio reggino ha creato tanto stupore ed incredulità tra la gente del posto. Ma anche tanta paura e preoccupazione tra i tanti migranti, rifugiati e richiedenti asilo che ormai da uno, due o tre anni si sono stabiliti a Riace. “L’arresto di Lucano – dice Rosy, una donna del Camerun di 43 anni scappata dalle violenze, dai soprusi e dalla guerra insieme ai suoi due figli piccoli e stabilitasi da tre anni a Riace – è una vera e propria ingiustizia. Ora che ne sarà di me, dei miei figli e di tutti i migranti che ormai si sono stabiliti qui? Questa vicenda – aggiunge – rischia di far crollare tutto il sistema di accoglienza che con sacrifici e senza alcun interesse proprio il sindaco Lucano era riuscito a creare. Io e altre donne e mamme di colore cosa daremo, senza aiuti da mangiare ai nostri figli? Dove andremo a stare? Quello che da circa due anni si sta verificando a Riace contro il sistema di accoglienza creato e voluto dal Sindaco è un’ingiustizia”. Lo slogan “Arrestateci tutti” è riecheggiato ieri in piazza dell’Esquilino a Roma durante la manifestazione indetta per esprimere solidarietà al sindaco di Riace, Mimmo Lucano. Centinaia di persone si sono ritrovate in uno dei quartieri multietnici della Capitale intonando, tra l’altro, anche “Bella Ciao”. “La solidarietà non è reato”, “Il silenzio è complice”, “Io sto con la sposa #matrimonisolidali”, le scritte su alcuni manifesti.

Continua dopo la pubblicità...


futura
JonicaClima
amacalabria
Calura
MCDONALDAPP
InnovusTelemia
stylearredamentiNEW
E120917A-0A80-457A-9EEE-035CEFEE319A
FEDERICOPUBB
CompagniaDellaBellezza00
previous arrow
next arrow

Print Friendly, PDF & Email