Matteo Renzi racconta, per citare le parole contenute nel suo libro, una “avversione più totale all’ipotesi Gratteri”. Il procuratore capo di Catanzaro, proposto da Renzi come ministro della Giustizia, fu impallinato da una sorta di congiura e dalle pressioni sul Quirinale. Nello studio di “Non è l’Arena”, sollecitato dalle domande del conduttore Massimo Giletti, l’ex premier ha riavvolto i nastri di quella vicenda: “Di Gratteri non condivido tutto: a esempio sono più sensibile al garantismo, mentre Gratteri su alcuni temi è molto strong. Però aveva una idea chiara su come riformare la giustizia. Volevo uno fuori dai giri romani, totalmente slegato dalle correnti. Napolitano mi disse no – ricorda Renzi -, ma non aveva un obbligo costituzionale. La stessa cosa è accaduta nel maggio 2018: Conte andò al Quirinale, ma Mattarella rifiutò la designazione di Savona al ministero dell’Economia. L’unica differenza consiste nel fatto che Mattarella scelse di dirlo pubblicamente, dal momento che Di Maio propose l’impeachment”. Sul finire, Renzi rivela la sua opinione: “Credo che larga parte della magistratura, tra cui Pignatone, Palamara e Grasso, espresse in forma pubblica la propria preoccupazione per la nomina di Nicola Gratteri al ministero della Giustizia”.
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