A Roma procede il dialogo. Gli ostacoli sono Oliverio ma anche Morra. A cui i dem potrebbero non perdonare le ultime dichiarazioni. Dieni e Nesci papabili sottosegretari. Ma pure il commissario dem lavorerebbe in segreto
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Lo schema di massima sarebbe già stato definito. In Emilia Romagna verrebbe ricandidato il governatore uscente, Stefano Bonaccini, con un vice grillino; in Umbria un esponente del civismo o, in alternativa, un tecnico; in Calabria il frontman sarebbe invece espressione del M5S, con un “vicario” di fede dem.
AL LAVORO PER L’INTESA Dopo il varo del Conte bis, gli sherpa artefici dell’accordo tra 5 stelle e Pd sono al lavoro per definire un’intesa anche per le prossime elezioni regionali. Fonti qualificate del Nazareno – interpellate dal Corriere della Calabria – assicurano che «la trattativa prosegue senza intoppi» e che la discussione si sta svolgendo «in modo positivo».
L’unica criticità, secondo quanto trapela, riguarderebbe l’Umbria, a causa di alcune turbolenze tra i pentastellati. In Emilia e Calabria, invece, l’accordo sarebbe ben avviato, con gli inevitabili dettagli da sistemare e le caselle da riempire.
LE CASELLE A Roma, così come in Calabria, è un susseguirsi continuo di telefonate, abboccamenti transpartitici, comunicati nel segno dell’apertura, ma anche nette smentite da parte di chi (come l’eurodeputata 5 stelle Ferrara) ancora non vuole prendere atto di un’alleanza di sistema il cui programma deve prevedere, necessariamente, un patto (politico o di desistenza) anche nelle regioni prossimamente chiamate al voto.
La maggior parte dei dirigenti e portavoce regionali di Pd e Movimento sembra tuttavia disposta a trattare con l’ex “nemico” e quindi a volersi regalare buone chance di vittoria rispetto a un centrodestra che non ha ancora sciolto le riserve sul proprio candidato alla presidenza.
GLI OSTACOLI Ci sono, naturalmente, diversi ostacoli da superare. Il più grosso è Mario Oliverio. Lo schema disegnato a Roma – e condiviso dall’area dialogante calabrese – non prevede in alcun modo la ricandidatura del governatore. Il quale, a sua volta, non sembra avere la minima voglia di fare un passo indietro, al punto di aver più volte lasciato intendere di essere pronto anche a una corsa solitaria. È una possibile contromossa da non sottovalutare, dal momento che i numeri elettorali di Oliverio potrebbero risultare decisivi nella vittoria o nella sconfitta finali.
L’altro ostacolo è il nome del candidato che i 5 stelle potrebbero presentare al Pd. Il senatore Nicola Morra ha grande consenso in Calabria e nella capitale, ma le sue ultime esternazioni sul governo giallorosso («è un ossimoro, ma se giochiamo d’attacco potremmo governare anche con il diavolo») e sul nuovo commissario europeo Gentiloni («il nostro obiettivo dovrebbe essere quello di indicare sempre nomi non divisivi e laceranti») hanno fatto storcere molti nasi, al Nazareno come a Lamezia. E non è dunque escluso che i dem, alla fine, si vedano costretti a mettere il veto sul suo nome. Morra, tra l’altro, è ancora in lizza per un posto di sottogoverno nel ministero dell’Istruzione, ipotesi che – qualora si concretizzasse – lo tirerebbe fuori dalla lista dei papabili per la presidenza della Calabria.
Il forfait – indotto o meno – del prof cosentino costringerebbe i 5 stelle a guardare altrove. Ma le alternative scarseggiano, ragion per cui i grillini calabresi potrebbero infine optare per un profilo tecnico d’area (un magistrato, un docente universitario?) da sottoporre all’approvazione del Pd.
I SOTTOSEGRETARI Si tratta, a ben guardare, di lavori di tessitura scrupolosa, di tessere che devono riempire il mosaico al centro (Roma) ma anche ai margini (Calabria). Le trattative sulle postazioni di sottogoverno (una quarantina) rientrano a pieno titolo in questa opera di cesello.
I fermenti maggiori si registrano all’interno del Movimento. Il neo ministro degli Esteri e capo politico Luigi Di Maio – forse per evitare ulteriori e dannose scelte autonome – ha deciso di introdurre una sorta di metodo partecipativo: i componenti di ciascuna commissione parlamentare dovranno presentare una rosa di cinque nomi da candidare come viceministri o sottosegretari. Poi sarà lui stesso a fare la scelta finale.
I nomi “caldi” per la Calabria sono però sempre due, quelli delle deputate Federica Dieni (Interno) e Dalila Nesci (Salute).
Quanto al Pd, pare che diversi dirigenti locali abbiano fatto notare al segretario Zingaretti e al suo staff l’«anomalia Calabria», unica regione del Sud non rappresentata nel governo. Un modo vellutato per invocare una compensazione e, dunque, una nomina per almeno un dem regionale.
Ed è proprio l’area favorevole all’accordo con il M5S a far circolare quella che, allo stato, non può che essere una suggestione: Enza Bruno Bossio sottosegretario, magari nel ministero dell’Innovazione guidato dalla pentastellata Paola Pisano.
Secondo i sostenitori di questa idea, la nomina della deputata cosentina – tra i principali sponsor, con il marito Nicola Adamo, di Oliverio – potrebbe essere la giusta contropartita per spingere il governatore a ritirare la sua candidatura. È tuttavia arduo immaginare che il presidente della Regione possa accettare un simile accordo al ribasso. Ma il vero colpo di scena non riguarderebbe tanto Bruno Bossio, quanto il commissario regionale del Pd, il campano Stefano Graziano. Che, a detta di diversi esponenti di spicco del partito calabrese, avrebbe attivato diversi canali romani per ottenere la sua nomina a sottosegretario, magari rivendicando i risultati ottenuti in Calabria (quali?) in questi mesi.
GRUPPO IN REGIONE Al di là delle possibili velleità personali, Graziano dovrà a breve sciogliere il nodo relativo alla presidenza del gruppo pd in consiglio regionale, rimasta vacante dopo l’arresto di Sebi Romeo.
Il commissario aveva convocato una prima riunione ad agosto, poi rinviata a causa della crisi di governo. Adesso dovrebbe esserne fissata un’altra entro la fine di questa settimana. Gli unici due consiglieri regionali che possono prendere la guida del gruppo (gli altri sono già presidenti di commissione) sono Mimmetto Battaglia e Carlo Guccione. Il primo, fino a qualche settimana fa, sembrava favorito. Ma le nuove aperture di Guccione all’accordo con i 5 stelle potrebbero rimescolare le carte. (p.bellantoni@corrierecal.it)