Mer. Lug 17th, 2024
I vertici dem sono pronti ad archiviare il dialogo. Ma rimane il veto su Oliverio
 
La deputata Bruno Bossio vicina al governatore boccia «un’operazione di vertice realizzata senza valutare i contenuti»Nel centrodestra la Lega fa da locomotiva e rende meno solida l’ipotesi di candidare Mario Occhiuto
 

In Calabria i colori del tramonto si tingono di… giallorosso. Quella che era ancora solo una possibilità viene smontata anzitempo dagli effetti del voto di domenica in Umbria, dove la coalizione Pd-M5S è stata sbaragliata dal centrodestra a trazione leghista. Di fatto lo scenario uscito dalle urne va a rappresentare l’apparente pietra tombale su una coalizione che in realtà in Calabria non era ancora nata. In casa centrosinistra, le letture sono diverse, anche se tutte sembrano porre l’accento sul declino dell’idea di replicare l’alleanza di governo anche tra lo Jonio e il Tirreno. Nessuno vuol ricevere bastonate elettorali, insomma, anche se per il momento le posizioni restano cristallizzate.

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Cautela nel Pd

Ad evidenziare la fase del tutto fluida nel Partito democratico sono il commissario regionale Stefano Graziano e il componente della segreteria nazionale Nicola Oddati, per i quali «il percorso di rinnovamento e di cambiamento avviato in Calabria resta l’unica opzione percorribile». Non una parola sulle chance rimaste all’ipotesi di un patto con i Cinquestelle – lo stesso Nicola Zingaretti invita a valutare «territorio per territorio» la possibilità di proporlo – ma un netto sbarramento all’ipotesi di una riconciliazione con il governatore Mario Oliverio che, dal canto suo, va avanti nella sua corsa alla ricandidatura anche senza i vertici del Nazareno. Già domenica Oliverio aveva bollato come lontana dai territori l’alleanza giallorossa stretta in Umbria.

E all’indomani del voto è la deputata Enza Bruno Bossio, a lui vicina, a ribadire che «l’alleanza locale (umbra, ndr) fra Pd e 5S è stata solo un’operazione di vertice, spoglia di un’accurata valutazione sui contenuti». La parlamentare dem è ancora più netta: «L’Umbria insegna cosa non fare: non sommare forze politiche che oggi sono al governo nazionale insieme ma che sui territori hanno storie, identità che non possono essere azzerate senza tenere conto di degli elettori e delle persone che quell’accordo dovrebbero interpretare». Il fronte oliveriano, insomma, rimane compatto e studia anche il modo di giocare la carta della data del voto: le intenzioni del governatore sarebbero sempre quelle di fissare le elezioni a metà dicembre (il 15), mentre dal fronte Pd Graziano e Oddati rilanciano sul 26 gennaio (stesso giorno dell’Emilia Romagna).

Di Maio chiude la porta

Oggi il Movimento 5 Stelle riunisce a Roma i suoi parlamentari calabresi ai quali il capo politico Luigi Di Maio probabilmente ribadirà quanto già sostenuto ieri, ovvero l’archiviazione immediata dell’esperienza giallorossa su scala regionale. La sua sensazione è che il M5S vada «meglio quando va da solo» e che l’esperimento del patto civico in Umbria «è fallito». Il leader grillino ritiene del resto che il Movimento possa creare una terza via solo andando per conto proprio, «fuori dai due poli e non entrando in uno di questi». Dunque, se per fare un’alleanza si deve essere almeno in due, su entrambi i campi non pare di cogliere più alcun entusiasmo sull’idea di un’unione giallorossa.

Il centrodestra studia i numeri

Lo sfondamento della Lega ha probabilmente in parte sorpreso i suoi stessi alleati, Forza Italia in primis ma anche il pur sorprendente Fratelli d’Italia (che per la prima volta nella sua storia va a doppia cifra). Il candidato governatore azzurro, Mario Occhiuto, continua le sue attività e probabilmente attende che passi la “piena” determinata dal dissesto del Comune e da questioni giudiziarie (in una è coinvolto assieme a Oliverio). Ma la sua posizione, ancora blindata da Forza Italia, potrebbe non essere rafforzata dal risultato ottenuto dalla Lega. Proprio il leader del Carroccio Matteo Salvini, infatti, aveva sollevato dubbi sulla sua candidatura a governatore per il centrodestra e oggi, con una posizione di locomotiva della coalizione, la Lega avrebbe gioco facile nel rivendicare un cambiamento immediato, anche senza chiedere un nome per sé; mentre tra le alternative di FI in ballo restano sempre il senatore Giuseppe Mangialavori e il sindaco di Catanzaro Sergio Abramo. E in nome dell’unità del centrodestra, sostenuta ancora ieri a gran voce dal forzista Antonio Tajani, tutto potrebbe a questo punto diventare possibile.

(fonte gazzetta del sud)

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