Mar. Lug 16th, 2024

Cartone al posto del gesso e un appuntamento alla mattina dopo. Rompersi un arto di notte a Reggio Calabria è un problema, la cui soluzione deve essere necessariamente rinviata al giorno dopo, quando il reparto di ortopedia apre i battenti con i suoi (pochi) specialisti e tutto il materiale necessario per trattare fratture e lussazioni. Di notte invece, a meno che non si tratti di casi gravi, ad occuparsene è il Pronto soccorso, perché ad Ortopedia i medici non bastano per garantire anche le guardie. Non che il reparto di prima assistenza se la passi meglio.

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Nato per rispondere alle esigenze di una città di poco più di 200mila persone, adesso è l’unico punto di riferimento per l’intera provincia e i suoi 750mila abitanti. Saturo. A corto di personale e di mezzi. Così capita – e sono almeno quattro i casi documentati con tanto di foto – che dopo la visita fratture e lussazioni vengano trattati con garze, bende e cartoni per immobilizzare l’arto. Almeno fino all’indomani mattina, quando in Ortopedia arrivano pazienti “impacchettati” alla meno peggio.

“È una situazione da terzo mondo – dice Gianluigi Scaffidi, rappresentante dell’Anaoo, il sindacato dei medici ospedalieri – anzi neanche lì si vede più”. Il problema però, spiega, sta a monte. L’intero ospedale, unico hub provinciale, è sottodimensionato rispetto all’utenza cui si rivolge e la soluzione non può essere la costruzione di un nuovo polo sanitario che non si sa quando vedrà la luce. In direzione generale, cadono dalle nuvole. “Non sapevamo nulla di tutto ciò – dicono – indagheremo. Per domani mattina è convocata una riunione per chiarire la situazione e individuare gli eventuali responsabili. Di certo prenderemo provvedimenti”.

repubblica.it

Reggio Calabria, in ospedale mancano i gessi: pazienti medicati con il cartone

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