Reggina, la società si sveglia e annuncia ricorso con l’ennesimo muro contro muro rispetto alla Federazione. I margini sono minuscoli
Dopo nove giorni di assoluto silenzio a seguito dell’annuncio di Saladini che avrebbe “costantemente aggiornato sulla trattativa per la cessione del club“, la Reggina torna a parlare. Lo fa con un comunicato stampa ufficiale in cui annuncia ricorso contro la decisione della Covisoc che ha escluso la squadra amaranto dalla prossima serie B, bocciando la domanda di iscrizione.
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Nella Pec con le motivazioni, giunta alla Reggina in tarda serata, viene chiarita la ragione della bocciatura nell’omesso pagamento dei 784 mila euro di debiti con lo Stato previsti dal concordato approvato dal Tribunale (si tratta del 5% rispetto agli oltre 15,6 milioni di indebitamento del club, per il 95% stralciati dal piano di ristrutturazione del debito). La Pec della Covisoc è molto chiara: non solo la Reggina non ha versato questi soldi, ma la stessa sentenza che ne prevede il pagamento (cioè l’omologa) viene messa in discussione in quanto “allo stato non risulta ancora definitiva essendo pendenti i termini per proporre reclamo“. Ecco il documento che di fatto sancisce l’esclusione della Reggina dalla prossima serie B:
Adesso, sempre come anticipato da StrettoWeb nel pomeriggio, il club può giocare la carta disperata del ricorso alla Corte Federale d’Appello della FIGC. Ha tempo fino alle 19 di mercoledì 5 luglio per la presentazione del ricorso, e poi l’organo federale darà la propria sentenza venerdì 7, due giorni dopo.
La Reggina, con la nota stampa di questa sera, insiste sulla linea dello scontro con la Federazione: “Riceviamo ora la comunicazione della Covisoc in merito al respingimento dell’iscrizione della Reggina al campionato di Serie B e la riteniamo non coerente con quanto è stato chiaramente disposto dal tribunale di Reggio Calabria. Presenteremo il nostro ricorso nelle opportune sedi certi che, anche questa volta, potremo dimostrare la correttezza del nostro operato”.
Appare evidente in tutta questa vicenda l’enorme solco tra la Reggina e le istituzioni sportive e governative più importanti del Paese. Le dichiarazioni di Gravina e Abodi dopo la ormai famigerata trionfale conferenza stampa post-omologa (era lunedì 12 giugno) hanno segnato la rottura del filo, già sottile, che legava il club amaranto al sistema calcio. Da quel momento Saladini non ne ha azzeccata una. In Federazione non s’è mai visto, dopo aver presentato la domanda di iscrizione con enorme affanno la sera del 20 giugno, ha annunciato la cessione del club tramite una trattativa di cui persino il presidente Cardona era ignaro. Tanto che la mattina dopo si sveglia e si dimette pubblicamente. Da quel momento viene meno anche il garante istituzionale della Reggina nei palazzi del potere calcistico.
Adesso la situazione è disperata e riporre speranze nel ricorso è l’ennesima vendita di fumo agli allocchi. A meno che Saladini non cambi completamente strategia. Paghi questi benedetti 784 mila euro, vada in Federazione, ci metta la faccia almeno per una volta, senza proclami, senza conferenze, senza applausi e sorrisi ma con fatti concreti. Non significa vincere il ricorso, ma avere una speranza e una leva di azione nei confronti della Federazione. Una mossa disperata nel tentativo di recuperare la credibilità perduta.
Se invece Saladini persevererà negli errori e nella strategia adottata fin qui, l’esito del ricorso è scontato e già scritto. Adesso, a poche ore da un momento sportivamente drammatico, c’è persino chi ha il coraggio di dire che “è normale che andasse così“, addirittura “era scontato“, o che “l’obiettivo è il ricorso“, o ancora “siamo fiduciosi per il 7 luglio, e poi ci sono anche gli step successivi“. Ma qualcuno si rende conto che da oltre un mese si sta perpetuando ai danni di Reggio Calabria la più grande e colossale presa per i fondelli della storia? Davvero qualcuno pensa che la scadenza del 7 luglio possa essere una “buona notizia” per una squadra che è senza allenatore, con un direttore sportivo che non può lavorare, con una serie di calciatori che non sanno se e quando devono essere in città per raduno, visite mediche e ritiro? Il club è allo sbando più totale, nessun dirigente ha idea di quali siano le intenzioni di Saladini eppure c’è ancora chi tenta di spacciare la notizia della bocciatura dell’iscrizione come “buona” perchè in fondo “l’unica mancanza” è quella legata al concordato. In una città che voleva partite di pallone, non guerre giudiziarie (dall’esito già scritto).
strettoweb