Nell’agguato fu ucciso Mario Franzoni. Non luogo a procedere, invece, per il delitto Pugliese Carchedi: l’imputato si è tolto la vita in carcere nel dicembre scorso
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Si è concluso in primo grado, con rito abbreviato, il procedimento nato dall’operazione “Outset” condotta dalle Squadre mobili di Catanzaro e Vibo Valentia, coordinate dalla Dda di Catanzaro, e tesa a fare luce su due agguati mafiosi compiuti nel Vibonese tra il 2002 e il 2006. Erano dei cold case che sono stati risolti al termine di un lungo lavoro investigativo e grazie alle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia, tra i quali Andrea Mantella e Domenico Giampà. Al centro del processo con rito abbreviato c’erano gli omicidi di Mario Franzoni, avvenuto il 21 agosto 2002 a Porto Salvo, e di Giuseppe Pugliese Carchedi, avvenuto il 17 agosto 2006.
Il gup Francesca Pizii ha comminato 30 anni di carcere nei confronti di Salvatore Mantella; 20 anni per Vincenzo Giampà; 8 anni per i collaboratori di giustizia Andrea Mantella e Domenico Giampà. Non doversi procedere nei confronti di Primo Mantino per morte del reo: l’uomo si è suicidato in carcere a dicembre.
Sul delitto Carchedi le indagini hanno incrociato le vecchie risultanze investigative con le dichiarazioni di due pentiti eccellenti: Mantella, pezzo da novanta della mala di Vibo cresciuto all’ombra dei Lo Bianco e poi staccatosi dalla cosca-madre, e Raffaele Moscato, elemento di vertice del gruppo allora emergente dei Piscopisani. Il corpo di Carchedi è stato trovato sulla statale 522 sulla strada che collega Vibo Marina a Pizzo. La Lancia Y sulla quale il giovane di 26 anni viaggiava sul lato passeggero è andata a sbattere contro un muro, dell’autista non c’era traccia (è scappato, graziato dai killer), e Carchedi giaceva senza vita sull’asfalto. Pugliese Carchedi era considerato una testa calda. Inizialmente era stato riferito che il delitto fosse da ascrivere ad una relazione che il giovane intratteneva con la figlia minorenne di un esponente della criminalità organizzata. In realtà, secondo quanto emerso dalle indagini, le vicende private, che effettivamente c’erano, sarebbero da calare in un contesto più articolato relativo ai rapporti di forza in seno all’organizzazione criminale dei Piscopisani. Pugliese Carchedi, quindi, secondo gli investigatori, era stato ucciso per punizione perché si ribellava alla cosca compiendo dei reati all’insaputa della ‘ndrina.
Mario Franzoni, invece, aveva 29 anni ed è stato ucciso mentre si trovava a bordo della sua Fiat Punto, raggiunto da 6 colpi di calibro 9 mentre con l’auto era fermo a un incrocio. Domenico e Vincenzo Giampà sono accusati di essere gli esecutori materiali del delitto. La cosca lametina era stata convocata e in cambio il gruppo criminale di Mantella avrebbe dovuto uccidere Pasquale Torcasio detto “Carrà” e Francesco Zagami, esponenti della cosca avversa dei Torcasio. Sempre secondo Giampà i programmi omicidiari sarebbero poi saltati a causa di una perquisizione nei confronti di Domenico e Vincenzo Giampà che aveva fatto rinvenire le armi destinate ai delitti.