Ven. Nov 22nd, 2024

                                        Pubblicato il libro conclusivo del saggio di Adriano Scarmozzino
                    L’Odissea italica della poetessa Nosside è una versione scritta più recente dell’antico poema omerico

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Nel libro quarto dell’opera intitolata  “Il mistero rivelato – Nosside di Locri, la sublime poetessa dell’Odissea italica”  viene approfondita la personalità poetessa Nosside da un punto di vista più strettamente letterario, analizzando i versi dei suoi epigrammi e mettendo in relazione la sua produzione letteraria con altri autori del passato, in primo luogo con la poetessa Saffo. 
Riprendendo la tradizione della scuola letteraria e musicale di Locri Epizefiri, vengono poi evidenziate le connessioni culturali con il poeta Stesicoro e altri poeti vissuti in Magna Grecia. Alcuni importanti frammenti delle opere di Saffo, di Stesicoro e di altri autori antichi vengono messi a confronto con i versi dell’Odissea per evidenziarne i possibili contatti.
Sulla base dei contenuti dell’Odissea che indicano un superamento della tirannia e un’apertura alla democrazia assembleare, per la nuova concezione delle divinità e il ridimensionamento degli dei dell’Olimpo, per la novità dei temi trattati e la considerevole apertura al mondo femminile, si sottolineano le differenze con il testo dell’Iliade.  La deduzione da trarre è che si tratti di un poema di alcuni secoli successivo. La stessa struttura linguistica del poema dell’Odissea, per le forti contaminazioni che presenta, è ricondubile a un periodo storico di forti scambi culturali tra le diverse zone del mar Mediterraneo. Ad avviso dell’autore, si tratta di un’opera successiva al periodo in cui ad Atene, per volontà di Pisistrato, si intensificò l’attività di trascrizione delle versioni più antiche dei poemi epici ed omerici, favorendo la diffusione anche delle cosiddette versioni “personali” dei poemi per iniziativa di singoli poeti desiderosi di emulare i grandi cantori del passato.
La ricerca indaga anche sulle origini del codice in lingua greca dell’Odissea e si mettono in risalto gli stretti legami che univano il monaco calabrese Leonzio Pilato, allievo del maestro Barlaam, con Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio. A tal proposito, si elogiano gli studi del professor Agostino Pertusi (Piacenza 1918 – Milano 1979), il quale ha effettuato la straordinaria scoperta che fu proprio il monaco calabrese a tradurre l’Odissea dal greco al latino su commissione di Petrarca e Boccaccio.
Leonzio Pilato e Barlaam erano due monaci basiliani che trascorsero buona parte delle propria vita nei comuni calabresi di Seminara e Gerace: quest’ultima era la località in cui i cittadini locresi si trasferirono a causa delle ripetute distruzioni dell’antica Locri Epizefiri.
Adriano Scarmozzino suggerisce quindi un nuovo filone di indagine proteso a creare un sottile e prezioso filo culturale capace di collegare la fase letteraria delle colonie della Magna Grecia del IV secolo a.C. con la fase medievale di traduzione del testo omerico dell’Odissea, fino ad arrivare ai nostri giorni.
Nella sua interezza, il saggio suddiviso in quattro libri propone uno scenario originale e innovativo che esalta la cultura della Magna Grecia per aver saputo proseguire la prestigiosa tradizione epica, producendo capolavori di altissimo livello culturale e tra questi anche una versione più recente del capolavoro omerico dell’Odissea, probabilmente scritta dalla poetessa Nosside nella città di Locri Epizefiri,  donando ai posteri il testo poetico di un poema che ancora oggi è fonte di ispirazione per tutta la letteratura mondiale.