Oltre 530 anni di carcere. Questa la decisione del gup di Reggio Calabria per gli imputati del processo “Sansone” che vede agli arresti le cosche di Villa San Giovanni.
Il giudice ha accolto le richieste della Dda di Reggio Calabria, confermando in pieno l’impianto accusatorio.
Una condanna pesantissima anche per il pentito Vincenzo Cristiano che con le sue rivelazioni ha dato un contributo fondamentale all’inchiesta.
Vent’anni di carcere vanno a Bruno Antonio Tegano, uomo di vertice dell’omonimo clan, Vincenzo Bertuca, fratello del capoclan e Pasquale Bertuca.
Stessa pena per Domenico Condello, Santo Buda, Alfio Liotta, Andrea Carmelo Vazzana, Domenico Zito.
Secondo quanto è emerso dall’inchiesta sono tutti responsabili del controllo da parte dei clan, del tessuto economico e sociale di Villa San Giovanni, terra che per anni ha vissuto l’incessante presenza.
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L’operazione “Sansone”, ha tratto origine dalla complessa attività di indagine coordinata dalla Dda di Reggio Calabria riguardante la cosca Condello. E’ venuta alla luce, dunque, una condizione di forte pressione estorsiva e di controllo criminale esercitato congiuntamente dalle cosche. E’ stata inoltre messa in evidenza l’espressione captata durante un colloquio in carcere nel corso del quale il capo della cosca disponeva che nell’ attività di riscossione non bisognasse “lasciare scampo a nessuno”.
MARCELLA MESITI|@redazione@telemia.it