A settembre dello scorso anno la sentenza emessa dai giudici del tribunale di Locri con 15 condanne, 150 anni di carcere e 28 assoluzioni aveva messo la parola fine al processo di primo grado scaturito dall’operazione “Saggezza”. Oggi arrivano le motivazioni di quella sentenza a fare luce sul potere del “consiglio della Corona” dalle carte dei giudici emerge una struttura che sotto la guida del defunto Vincenzo Melia raggruppava una serie di soggetti depositari di un certo potere nei rispettivi territori di appartenenza. Per i magistrati, in sostanza, “nulla esclude che la Corona rappresenti effettivamente un’articolazione legata alla Massoneria e che taluni dei riferimenti emergenti dalle intercettazioni vadano letti in questo senso”. Il Consiglio della Corona, insomma, non racchiudeva liberi professionisti con aspirazioni di carriera all’interno di un’organizzazione massonica, ma soggetti “cui si riconosce un potere di controllo del territorio”. A sostenere l’accusa il pm Antonio De Bernardo, secondo il quale la struttura era composta da soggetti provenienti dalle cinque locali capaci di fare da cuscinetto con il cosiddetto Terzo Livello.
L’operazione “Saggezza”, come si ricorderà, scattò a seguito di accurate indagini coordinate dal dott.Nicola Gratteri e colpì duramente le presunte consorterie di ndrine di Antonimina, Ardore, Ciminà, Locri e Sant’Ilario.
ALESSANDRA BEVILACQUA
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